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Termina la vertenza Cociv – Brunetti. Dopo tre udienze il Cociv ritira la querela

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Giovedì 9 marzo al Tribunale di Alessandria si è chiusa la vertenza fra il Consorzio Cociv e il prof. Antonello Brunetti, dopo tre udienze dinanzi ai giudici, dott.sse Monteleone e Cafaro.
A firmare la remissione della querela hanno partecipato l’avv. Giuseppe Zanalda per il Cociv e l’avv. Giancarlo Bonifai del foro di Genova per Brunetti.
La vicenda era nata nel gennaio del 2014 con una denuncia presentata dal Cociv (rappresentato dal presidente del Consorzio Michele Longo), sulla base di una segnalazione dell’ing. Pietro Marcheselli, direttore generale del Cociv.
Il tutto nasceva da alcune frasi apparse su articoli scritti dal querelato, articoli datati 2011 e poi diffusi in internet dal sito genovese “NOTAV-Genova altervista”.
La posizione di Brunetti è nota.
Conosce a fondo tutta la vicenda del Supertreno Mi-Ge essendosene occupato sin dal suo avvio nel dicembre 1991.
Ha sempre sostenuto che l’opera è inutile e troppo costosa, priva di qualsiasi analisi sulle eventuali alternative e su un seria analisi del rapporto costi-benefici. Per di più, con l’introduzione della Legge obiettivo, l’opera ci viene calata dall’alto senza possibilità di critica, come del resto avviene per tutto il meccanismo delle cosiddette Grandi opere.
Il ritiro della querela è accompagnato da una dichiarazione del querelato il quale afferma che negli articoli del 2011 il suo scopo non era quello di fare dichiarazioni diffamatorie e che da parte sua non vi era alcuna animosità personale, ma semplicemente una forte critica con quanto emerso a livello tecnico, economico e procedurale nel sistema delle grandi opere infrastrutturali, con tutta una serie di gravi alterazioni ambientali e di rischi per la salute delle popolazioni coinvolte a causa della forte presenza di amianto.
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– Unitamente alla cancellazione della querela va ricordato che in data 26 ottobre 2016 i procuratori di Genova e di Roma hanno concluso le indagini Arka e Amalgama che hanno portato all’arresto di buona parte dei dirigenti Cociv, compresi il presidente Michele Longo e il direttore generale Pietro Marcheselli, rapidamente sostituiti ai vertici del Consorzio.
– A gennaio Raffaele Cantone, capo dell’Anac, l’autorità anticorruzione, aveva proposto il commissariamento del Cociv. “Con un certo ritardo il prefetto di Roma ha provveduto nominando Marco Rettighieri. Rettighieri tra l’altro ha condotto le fasi finali di Expo 2015, sostituendo Antonio Paris finito agli arresti. Subito prima era alla guida del cantiere Tav di Chiomonte. In precedenza si era occupato della linea ad alta velocità, Roma-Napoli. L’ultima avventura è stata burrascosa: chiamato a dirigere l’Atac, l’azienda bus di Roma, se ne andò a settembre fra accuse e contro accuse con la giunta Raggi”.
Va detto che per noi è difficile immaginare il commissariamento di un consorzio privato e crediamo che l’unica soluzione sia la revoca immediata della convenzione con cui sono stati affidati i lavori.
– Va ricordato infine quanto detto in merito tre giorni fa da Iolanda Romano, Commissario di Governo.“È una notizia che aspettavamo da tempo, fin da quando abbiamo invocato una svolta nella realizzazione dell’opera, in seguito agli avvenimenti succeduti all’indagine giudiziaria. Possiamo guardare ora con più serenità alla ripresa dei lavori per la realizzazione dell’opera, confidando nella collaborazione di tutti”.
Per tanti anni nessuno ha controllato quanto avveniva, né Ferrovie né commissari, né commissioni o “tavoli di incontro”. E intanto sono trascorsi anni con i costi che aumentavano e soprattutto che venivano addebitati tutti (oltre sei miliardi di euro) a carico dei cittadini. Chi ci assicura che qualcosa cambierà?
No, cara Jolanda, avremmo rivisto completamente il nostro giudizio sul Suo operato se fosse uscita invce con questa dichiarazione:
«Si è già speso molto, ma mi viene il dubbio che si sia speso male e vanamente. Nessuno mi ha ancora spiegato bene a cosa diavolo servirebbe questo ennesimo valico trascurando gli altri cinque già esistenti. Vadano a farsi friggere i politici, mi confronterò con la persona nominata da Cantone e con tecnici non prevenuti per valutare bene l’attualità dell’intero progetto. Potremmo anche chiedere il blocco delle opere in attesa di attente valutazioni di eventuali alternative e interventi utili e motivati andando oltre la giustificazione forzata di un progetto già deciso a Roma e non concordato con chi vive tutti i giorni il territorio e, senza una parvenza di necessità, vede messo a repentaglio in modo grave il proprio ambiente, le proprie attività, la propria salute e un legame emotivo, di tipo “pellerossa”, con i propri paesaggi».
Ci rifletta bene, bene gentile signora Romano;
si dimentichi delle motivazioni della Sua nomina e mediti anche sulle sofferenze che procura indirettamente a decine di migliaia di persone.