
Nella giornata di Mercoledì, un gruppo di No Tav di Arquata si trovava, come avviene quotidianamente, al presidio di Radimero. Ad un certo punto della mattinata, arriva una macchina scura con a bordo tre uomini. Come da prassi, ai giovanotti viene chiesto con gentilezza se hanno bisogno di qualcosa. Parlando parlando si scopre che sono impiegati della ditta abruzzese Di Vincenzo, interessata all’appalto del pozzo di Radimero in cui dovrebbe essere montata la talpa per scavare il tunnel di base del Terzo Valico.
Ci si appunta il nome su un foglietto, si inizia a fare una piccola ricerca e cosa spunta sulla ditta in questione?
Il fondatore della ditta, Vito di Vincenzo, scomparso lo scorso anno, ha allargato il suo gruppo fino a farlo diventare una delle più grandi imprese di costruzioni in italia. Nel solito complesso gioco di scatole cinesi di cui noi italiani siamo campioni indiscussi, ha fondato una holding, la Igefi, che detiene il 50% di Bonatti holding, che a sua volta detiene il 63% di Bonatti s.p.a.
La Bonatti di Parma, altro colosso delle costruzioni, è quotata al quinto posto in Italia sulle riviste di settore. Socio della famiglia Di Vincenzo, fino alla liquidazione della quota nel 2011, era un certo Callisto Tanzi. I liquidatori di Parmalat s’erano persi per strada questa partecipazione del valore di 51 milioni di euro.
Con una compagnia del genere non si può che fare buoni affari, e infatti la Bonatti macina milioni di utili, costruendo opere in tutta Italia. Nel 2008, l’impresa viene indagata per aver costruito in Provincia di Crotone case e opere pubbliche utilizzando rifiuti tossici cancerogeni. Almeno, pare, 350.000 tonnellate di merda, nella fattispecie
“arsenico, zinco, piombo, indio, germanio, mercurio, sostanze tossiche speciali provenienti dagli scarti dell’industria Pertusola di Crotone, che invece di essere smaltiti con le cautele di legge venivano impiegati in edilizia.”
Il materiale è stato impiegato anche nei cortili di tre scuole. La ditta, ovviamente, non ne sapeva nulla.
Questa bazzecola non ha impedito alla Bonatti-Di Vincenzo di continuare a lavorare e prendere l’appalto per i lavori alla Stazione di Parma. Lavori subappaltati a due ditte, la Acropoli srl e la Edil Perna srl, subito bloccate da un’interdittiva antimafia. I responsabili di queste ultime sono collegabili alla mafia siciliana.
Anche di questo, ovviamente, la ditta non sapeva nulla.
Se questi signori decidessero di partecipare all’appalto e lo vincessero (chissà quali saranno le altre ditte a voler partecipare e chissà che non siano pure peggio) dovrebbe essere chiaro a tutti cosa rischierebbe Arquata: l’arrivo di tonnellate di rifiuti tossici e di ditte dal passato non proprio cristallino.
Chissà se il Prefetto, trovato il tempo, proverà ad occuparsi della cosa.
Chissà se a Palazzo Spinola, dopo non essersi accorti di aver autorizzato una trivella sul territorio comunale (prontamente bloccata dal comitato arquatese), non si stiano neppure accorgendo di questo.
Di sicuro c’è solo che domani verrà inaugurato ufficialmente il Presidio No Tav di Arquata. Le terre di Radimero e di Moriassi sono degli arquatesi e nessuno pensi di potersene impossessare senza trovare resistenza.