
Alessandria nell’arco di sette giorni ha attraversato un paradosso postcontemporaneo: il 25 ottobre collezionava un disastroso 94° posto su 104 tra i migliori ecosistemi urbani d’Italia, secondo il consueto studio annuale presentato da Legambiente; il 3 novembre, otto giorni dopo, a seguito di una frettolosa delibera del Comune datata il giorno precedente e riferita al primo giugno, vengono abbattuti 50 alberi.
Lo scenario è degno di una distopia della fantascienza climate change che sfuma sul delirio orwelliano del Grande Fratello di 1984 se si pensa che il tutto origina a partire dalla pianificazione elettorale della Lega Nord, sezione Alessandria, che ha voluto l’abbattimento degli alberi ritenendolo un “intervento indispensabile per avere lo spazio per poter realizzare le opere necessarie per collocare gli impianti di videosorveglianza”.
Un intervento guidato dalla scarsa vocazione politica della giunta leghista, la cui propensione alla gestione della cosa pubblica nella città non ha avuto praticamente altri argomenti se non quello della sicurezza nel piazzale in oggetto, piazzale Berlinguer.
Nel tentativo di salvare i proverbiali capra e cavoli, a supporto della teoria della sicurezza-con-le-telecamere leghista la giunta ha portato il presunto cattivo stato di salute delle piante, per procedere nell’arco di poche ore al massacro arboricolo.
Insomma, pare che per decidere di abbattere 50 tra i già scarsi alberi che compongono la popolazione vegetale della città non sia servita nemmeno una perizia dendrologica che ne attestasse l’effettivo cattivo stato di salute. È bastata in questo senso una dichiarazione del Comune secondo cui “circa quaranta delle piante oggetto dell’intervento sono morte e buona parte delle restanti versano in cattive condizioni”. Dichiarazione che fa a pugni con il fatto che chiunque sia mai passato da piazzale Berlinguer ha sempre visto le piante in oggetto effettivamente rigogliose nella bella stagione e giustamente spoglie in quella brutta.
Nell’iter di questa molto prodiga decisione puramente politica c’è tutto il poco che ha dimostrato la giunta a guida Cuttica finora, concentrata a elargire qualche contentino alla gilda elettorale dei commercianti, fondamentalmente riaprendo piazza della Libertà alle auto e poco più in realtà, e concentrata per la quasi la totalità del tempo ad alzare il tono della discussione intorno a piazzale Berlinguer e alla sicurezza di esso.
Tutto ciò nel totale abbandono di qualsiasi concetto di salvaguardia della salute dei cittadini, di vivibilità della città, non presentando un piano legato alla viabilità che non sia qualcosa di molto rasente al ridicolo come la ZTL limitata all’anello stradale di piazza della Libertà. Il tutto in una delle 10 città più inquinate d’Italia, con il centro città invaso dalle auto e dal loro smog, una città decisamente non a misura di bicicletta, lontana anni luce dall’essere una città al passo coi tempi, senza un vero polmone verde e subissata dall’inettitudine e dagli interessi dei politici che si sono susseguiti al comando, impegnati a rilasciare concessioni edilizie a tutto spiano, col risultato che ci sono più centri commerciali che giardini.
Per fortuna, qualcuno non si arrende e lancia, per domenica 11 novembre una manifestazione che dimostri che Alessandria si cura (invece che sicura) della propria sicurezza ambientale. (Qui l’evento Facebook)
Alle 10.30, le alessandrine e gli alessandrini che vorrebbero una città in cui si possa respirare, camminare, vivere, si incontreranno in Piazzale Berlinguer per ripiantare simbolicamente alcuni alberi nel parcheggio.
P.s.
A onor di cronaca va scritto che un’amministrazione di un comune della nostra provincia, qualche tempo fa, è riuscita a dimostrare che conciliare illuminazione e ambiente è possibile. Un articolo de LaStampa del 2014 titolava, infatti: “Gli alberi oscurano l’illuminazione pubblica: il Comune di Ovada “segherà” i lampioni”
Abbiamo deciso di ridisegnare la mappa del nostro territorio attribuendo nuovi significati
ai luoghi e ai personaggi che incontreremo sul cammino
Autore
ph. Paolo Gambaudo