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“In provincia l’IVG non è un diritto”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

La libertà di decidere sul proprio corpo non è ancora un diritto acquisito e garantito per chi vive nel territorio della provincia di Alessandria.
A dimostrarlo, i dati emersi dall’indagine sul diritto all’IVG – coordinata da Non Una di Meno Torino -, e i nuovi sviluppi del bando pubblico emanato da Regione Piemonte per fare entrare nei consultori (e finanziare) le associazioni antiabortiste.

Non Una di Meno Torino, tramite la richiesta via pec di accesso ai dati, ha iniziato a fare luce sul diritto all’IVG e sulla presenza delle associazioni antiabortiste in consultori, ospedali e strutture pubbliche.
Diversi altri nodi della rete nazionale transfemminista hanno partecipato alla ricerca. I primi risultati sono disponibili sulla pagina Facebook di Non Una di Meno Torino.
Per la provincia di Alessandria sono riportati esclusivamente i dati dei consultori che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza (garantita dal 1978 nelle strutture pubbliche, a seguito della legge 194). Si tratta degli ospedali di Alessandria, Casale Monferrato, Acqui Terme, Novi Ligure e Tortona.
La risposta fotografa la situazione al 31 dicembre 2020 e divide il personale in medici in ginecologia-ostetricia, medici anestesisti, professioni sanitarie non mediche (ostetriche, infermieri, assistenti).

Nelle altre strutture della provincia il 75% dei medici in ginecologia-ostetricia è obiettore, mentre la percentuale è inferiore nelle professioni sanitarie non mediche, raggiungendo l’11%.
L’azienda ospedaliera del capoluogo abbassa ulteriormente la media della presenza di medici non obiettori nelle strutture che operano l’IVG sul territorio della provincia. L’ASO alessandrina manda la sua risposta con ritardo, comunicando che al 27 maggio 2021, 1 solo medico dello staff di ginecologia (11 medici) non è obiettore.

Questi numeri intollerabili si traducono in difficoltà, ritardi, disagi che le donne e le libere soggettività devono affrontare per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza.
Decidere sul proprio corpo è un diritto umano, ancor prima che un diritto garantito dalla legge italiana, e la presenza di medici nelle strutture pubbliche che si rifiutano di garantirlo è un affondo alla dignità delle donne e delle soggettività LGBTQUIA+ che Non Una di Meno non smetterà di combattere e di portare all’attenzione pubblica.
A questa situazione, già evidentemente scandalosa, si aggiunge il bando emesso da Regione Piemonte per fare entrare nei consultori (e finanziare) le associazioni antiabortiste.
Nel comune di Torino già tre associazioni sono state selezionate e in totale sono previste 24 associazioni antiabortiste nei consultori del Piemonte.
Verranno impiegati soldi pubblici per sostenere una posizione ideologica che sfrutta e agisce violenza sulla carne delle donne e delle libere soggettività che scelgono una maternità ibera e consapevole.
Soldi pubblici che, di conseguenza, non saranno impegnati nel potenziamento dei servizi di salute pubblica, degli asili e dei sostegni ai/alle bambin* e ai genitori.

Urliamo basta alla sofferenza e all’umiliazione delle donne e delle libere soggettività. Basta con la propaganda familistica di certa parte politico-religiosa sui nostri corpi!
Vogliamo servizi sanitari pubblici che garantiscano l’accesso all’IVG maniera libera, sicura e gratuita e rispettosi del diritto all’autodeterminazione.
Vogliamo migliori strutture pubbliche per i/le piccol* e maggiore sostegno ai genitori/al genitore.

Non Una di Meno
Casa delle Donne
Alessandria