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Basta col ricatto salute/lavoro. Solo la riconversione ecologica di Solvay può garantire i posti di lavoro

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Abbiamo letto il comunicato stampa delle segreterie nazionali dei chimici di Cgil, Cisl e Uil sul caso Solvay e vogliamo esprimere tutto il nostro sdegno e sconcerto.
Con che coraggio si può riuscire a scrivere nero su bianco che il composto chimico cC6O4 sia “una sostanza chimica innovativa che soddisfa le esigenze ambientali più innovative”?
Bisogna essere in malafede considerato che l’Agenzia Europea delle sostanze chimiche classifica il cC6O4 come un componente tossico, corrosivo e non biodegradabile. Siamo davanti a un PFAS sotto diverso nome, nell’intento di sfruttare nel nome del profitto un vuoto normativo che il legislatore dovrebbe riempire il prima possibile.
E’ chiaro che pur di difendere Solvay i sindacati confederali abbiano scelto addirittura di mentire, dimostrando disprezzo e nessuna empatia per le migliaia di morti e ammalati di Spinetta Marengo a causa del polo chimico.
Questa difesa a oltranza degli interessi dell’azienda nulla ha a che vedere con la difesa degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori. La storia della nostra provincia testimonia che se un’azienda è nociva per il territorio prima o dopo è destinata a chiudere. Basti pensare all’Eternit di Casale Monferrato, all’Ecolibarna di Serravalle Scrivia o alla Subalpina di Arquata. E se lasciamo la nostra provincia il caso Miteni dovrebbe far riflettere tutti. La difesa a oltranza di quel sito produttivo nocivo non ne ha in nessun modo impedito la chiusura.

Noi siamo convinti che difendere i posti di lavoro significhi innanzi tutto imporre con la mobilitazione un piano serio e credibile di riconversione ecologica dell’impianto e la tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori che sono indubbiamente i più esposti dal punto di vista sanitario. E’ sindacalmente un suicidio arroccarsi nella difesa a oltranza di un tipo di produzione che sta scatenando la legittima protesta delle e dei cittadini.
Consideriamo inaccettabile nel 2020 continuare uno scontro insensato fra lavoro e salute. Che lavoro è quello che ti dà uno stipendio ma che al tempo stesso causa la malattia tua e dei tuoi famigliari?

Siamo convinti che le lavoratrici e i lavoratori dovrebbero essere i primi a preoccuparsi della nocività dell’impianto in cui lavorano e che solo unendosi alla protesta dei cittadini potrebbero riuscire a imporre la riconversione ecologica dello stabilimento e la bonifica. Sembra una strada in salita e difficile da percorrere ma a nostro avviso l’unica in grado di difendere insieme salute e posti di lavoro.

Alessandria, 8 luglio 2020
ADL Cobas Alessandria