Questa mattina si è snodato per la città un corteo lungo e rumoroso che ha visto la partecipazione di moltissimi studenti. Dalla manifestazione è emerso chiamaramente il rifiuto verso la riforma Gelmini, ma anche quello verso il sistema scolastico attuale, fatto di intolleranza, repressione e sapere nozionistico. Gli studenti non si sono limitati quindi a proclamarsi resistenti di fronte al ddl Gelmini, ma hanno espresso il loro bisogno di riappropriazione di luoghi e spazi di discussione, a cominciare dalla scuola. La manifestazione è infine confluita al provveditorato, letteralmente assediato dagli studenti che sono stati respinti violentemente da Digos e forze dell’ ordine quando tutti insieme hanno provato a entrare. Poco dopo è stata raggiunta una mediazione che ha reso possibile la consegna, da parte di una delegazione di studenti, di un documento al provveditore in cui si annuncia un anno di mobilitazioni, iniziative e resistenze fuori e dentro le scuole. Durante l’ incontro il provveditorato è stato presidiato dagli studenti con un sound system e un breve contest hip hop sulla riforma Gelmini. Al termine gli studenti si sono dati appuntamento al CSOA Crocevia oggi alle 15.30 per un’ assemblea studentesca in cui verranno discusse le prossime mobilitazioni. Gelmini, non è che l’ inizio: sarà dura!

Riportiamo il documento consegnato al provveditore:

Noi studenti di Alessandria dichiariamo che non accettiamo la riforma Gelmini e annunciamo che ci opporremo con ogni mezzo necessario per proteggere quel poco che è rimasto in piedi della nostra scuola, che, lo assicuriamo, è veramente poco! Non solo dobbiamo confrontarci con le totali mancanze delle strutture scolastiche, ma ci troviamo ogni giorno nei panni di soldatini riempiti di nozioni che non aiutano lo studente a sviluppare una propria coscienza critica, ma lo rendono omologato e passivo. Questo è il quadro in cui si colloca l’ennesima riforma della scuola; dietro la sua maschera da paladina dell’educazione e dell’ordine, in realtà la Gelmini ha ideato un insieme di provvedimenti che demoliscono le poche mura portanti della scuola pubblica in nome del risparmio. Questa è infatti una strategia politica iniziata da tempo (vedi Moratti, Fioroni ecc.): finanziare la scuola privata e privatizzare quella pubblica (trasformazione delle scuole in fondazioni), ridurre all’osso i finanziamenti per la ricerca e la formazione (8 miliardi di euro in meno nei prossimi tre anni). Risulta evidente la volontà di scaricare il peso della scuola dalle casse dello Stato, ipotesi dimostrata da un ddl ideato in funzione dell’economia, non della formazione, che fa di tutto per delegare la responsabilità dell’ istruzione sugli organi locali. Le parole d’ordine della Gelmini sono infatti “valutazione, autonomia, merito” ed in base ad esse verranno distribuiti i pochissimi finanziamenti disponibili: le scuole “di serie B”, che in realtà avrebbero più bisogno di mezzi, verranno sostanzialmente abbandonate a loro stesse. Allo stesso modo disabili e migranti vengono emarginati dal sistema scolastico grazie ai tagli al personale, che dimezzeranno il numero degli insegnanti di sostegno. E’ evidente l’ipocrisia di questo Governo, che mentre millanta l’importanza dell’educazione civica, si lava le mani dei soggetti che più hanno bisogno, sperando forse di precludere loro l’accesso all’ istruzione. Non saranno però solo gli insegnanti di sostegno a perdere il posto di lavoro (o ad allungare la già interminabile lista di precari dello Stato): anche 87 mila insegnanti e 43 mila lavoratori a.t.a rimarranno a casa nei prossimi tre anni.
Nonostante questi disastrosi provvedimenti il ministro non si è fermato, applicando la tattica del risparmio a scuole di ogni grado, a cominciare dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari, provvedimento che per forza di cose abbasserà il livello d’istruzione poiché, per quanto l’insegnante possa essere preparato, non potrà mai essere in grado di spiegare adeguatamente materie molto diverse tra loro (es. matematica, italiano, ecc…). Come se non bastasse la riforma prevede anche l’aumento del rapporto numerico tra insegnanti e alunni e la diminuzione delle ore di lezione, contributi significativi all’abbassamento della cultura dello studente.
Crediamo non sia necessario aggiungere altro per motivare il nostro dissenso a questa riforma; insieme a noi studenti in tutta Italia si stanno mobilitando madri, padri e insegnanti: nascono comitati di genitori preoccupati per il futuro dei propri figli, vengono occupate scuole in segno di protesta…
Non sarà il cinque in condotta reinserito dalla nuova riforma come misura anti-bullismo e utilizzato in realtà per controllare chi si ribella a farci abbassare la testa; continueremo a lottare ed a opporci ad un sistema scolastico che va ogni anno peggiorando e che mira sempre più ad opprimere ed omologare lo studente, ad annientare la scuola pubblica in favore di quella privata.
Il messaggio che lanciamo oggi è chiaro: continueremo a resistere contro la riforma Gelmini, la lotta comincia adesso e non si fermerà.

Movimento Studentesco

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