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Cosa c’entrano delle vulve in gommapiuma con l’educazione sessuale?

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Il mese scorso, un’iniziativa organizzata da Non Una di Meno alla Casa delle Donne di Alessandria, scatenava un certo scalpore in città (e non solo).
A seguito dell’evento, dal titolo “Parla con lei”, diversi politici locali – Emanuele Locci, Presidente del Consiglio Comunale di Alessandria, l’Assessora alle Pari Opportunità, Cinzia Lumiera e Piero Castellano, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale ad Alessandria, – tornavano (non è la prima volta che le attività della Casa delle Donne fanno discutere) ad indignarsi per un’iniziativa ritenuta “vergognosa”, “offensiva”, a scatenare sui social attacchi d’odio nei confronti del collettivo transfemminista, ad inviare ai giornali comunicati stampa ricchi di teorie fantasiose e posizioni progressiste (“nelle piazze a parlare di sex toys a beneficio di un pubblico di minori”, “siamo questo per le donne di Non Una di Meno? Vulve parlanti??”, “Le donne non sono ‘vulve parlanti’ … portano la vita e sono la spalla degli uomini” sono solo alcune delle brillanti esternazioni).
L’evento in questione era un “una chiacchierata con un’esperta di educazione sessuale e, in contemporanea, un laboratorio ludico per adulti (a cura del collettivo Le Pupazzare, .ndr) di costruzione di vulve in gommapiuma” – hanno spiegato le attiviste in un comunicato diffuso in risposta ai commenti dei politici locali.
Per approfondire ulteriormente il senso della conoscenza del proprio corpo – come ha scritto Non Una di Meno “condizione necessaria per praticare serene forme di relazioni, autodeterminazione e mettere in discussione la società patriarcale” -, e capire il nesso tra l’educazione sessuale e le vulve in gommapiuma, abbiamo incontrato Gisella Rossini, l’esperta in educazione sessuale che ha guidato l’evento.

Cosa fai e come è nato l’interesse per questa specializzazione?
Sono una pedagogista ovvero mi occupo di educazione, di formazione e di cura e soprattutto mi occupo di chi si occupa di questi argomenti ovvero insegnanti, professionisti della salute, educatori e genitori. 20 anni fa quando ero educatrice di strada e lavoravo con gli adolescenti nei loro luoghi informali di ritrovo ovvero i muretti, le pensiline, le panchine e avevo come mandato istituzionale di parlare con loro di sostanze stupefacenti per prevenirne l’abuso, mi sono accorta che in realtà era urgente offrire un confronto sui temi della sessualità. Fu così che frequentai la scuola di sessuologia di Torino e dopo due anni di corso presi il titolo di esperto in educazione sessuale. Da allora ho sempre cercato di costruire esperienze educative in cui le persone di varie età e genere avessero occasioni di confronto su questa tematica. Un confronto che fondamentalmente restituisce alle persone un senso di appartenenza a praticare e a vivere la sessualità secondo il proprio modo di sentire, cercando di riappropriarsi e di dare una forma propria a immaginari sociali, a mode e a latenti imposizioni di modi di essere anche e soprattutto lì quando si è nudi con sé stessi e con il o la partner.

Perché sia importante parlare sessualità e piacere alle donne?
Credo sia importante parlare di sessualità in generale, ma non con una modalità che usa slogan o con un tono di voce alto e roboante, come è proprio di questi tempi. Credo sia importante allestire spazi e tempi raccolti in cui confrontarsi perché non siamo soli, perché siamo umani e ciò che riguarda l’umano ha bisogno di essere conosciuto, nominato, raccontato, significato. Ciò che ci distingue come specie è la capacità di dare significato e senso agli eventi e dunque credo sia fondamentale trovare il modo per poter creare significati in cui ciascuno, con la propria storia, si possa riconoscere. Le donne in particolare, ancora nel 2019, devono fare i conti con una narrazione sociale in cui spesso faticano a riconoscersi, una narrazione distorta e ingiusta a volte. Diventa dunque necessario e prezioso creare momenti in cui la narrazione individuale delle donne può trovare spazio, può allargarsi, esprimersi e ridimensionarsi nel senso di trovare nuove forme e nuove narrazioni condivise.

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Hai detto “ancora nel 2019”. A che punto siamo, secondo te in Italia, con l’educazione alla sessualità? 
Purtroppo, in Italia si parla di sesso solo attraverso la straordinarietà, ovvero la pornografia, il libro o il film cult del momento, ma anche la malattia, per esempio gli anni in cui c’era una massiccia campagna di informazione sull’HIV e AIDS.
Non c’è spazio per l’ordinario, quello che accade realmente, quello con cui ci si misura con il proprio corpo, con le proprie trame narrative. Non abbiamo un lessico per dire e parlare della sessualità se non in maniera volgare, esagerata, mediatica.

Perchè credi che parlare di sessualità costruendo vulve in gommapiuma abbia un senso? Magari puoi anche raccontarci come hai conosciuto Le Pupazzare…
Le Pupazzare sono state un incontro casuale ma è stato amore a prima vista. Una sera presso la Casa delle Donne di Milano Silvia Torri, una amica comune, presentava il suo spettacolo Flirt in cui è in scena un preservativo femminile. Le Pupazzare aprivano la serata con il loro spettacolo di vulve cantanti e a seguire dopo la rappresentazione di Flirt io e una ginecologa abbiamo discusso di sessualità di prevenzione e di benessere sessuale. Le Pupazzare e lo spettacolo di Silvia hanno la caratteristica di parlare di sessualità attraverso un intermediario. Lo spettacolo di teatro e la costruzione delle vulve sono dei mediatori con cui è possibile arrivare al cuore delle persone.
In particolare, il laboratorio di costruzione di una vulva in gommapiuma è fruibile da qualsiasi persona, la manualità richiesta è semplice non troppo complessa, è divertente, è ludico e contemporaneamente volendo, mentre si costruisce, si taglia, si incolla e si decora è possibile offrire degli spunti di riflessione su alcuni aspetti della sessualità. Si può parlare e dare alcune informazioni fisiologiche, per esempio sul pavimento pelvico, oppure si può parlare di piacere, di prime volte o di quello che il gruppo di volta in volta suggerisce come interesse sul benessere sessuale. Insomma, giocando si impara, anche da adulti. Si finisce con una cantata di vulve di gommapiuma, da portare in manifestazione o da tenere a casa, come si vuole; in ogni caso è un laboratorio in cui si da voce ad una parte del corpo generalmente sconosciuta e silente ed è proprio questo il suo potenziale.

A proposito di cantata, non possiamo non condividere con voi il capolavoro musicale realizzato da Michela Murgia ed Edoardo Buffoni – che nell’ambito della trasmissione “Tg Zero” hanno raccontato dell’iniziativa alla Casa delle Donne e delle polemiche – e magistralmente interpretato dalle vulve in gommapiuma de Le Pupazzare.

Autore 

Guido Sagatalli