
Gregorio De Falco, Elena Fattori, Matteo Mantero, Paola Nugnes. Ricordatevi questi nomi quando Di Maio e Di Battista si presenteranno alla prossima campagna elettorale per convincervi che in fondo loro ci hanno provato, sono ancora i duri e puri delle prime battaglie ed è il sistema che si è rivoltato contro le loro politiche rivoluzionarie, sono stati i giornalisti, l’Europa e i poteri forti. I quattro senatori sopracitati sono gli unici pentastellati (quattro senatori sui centonove del gruppo senatoriale M5s) a non aver votato il decreto Sicurezza voluto fortemente dal Ministro dell’Interno e non osteggiato dalla compagine grillina, nonostante le gravi disposizioni legislative sul tema immigrazione ed ordine pubblico. Il decreto Sicurezza in quarantatré articoli affronta temi eterogenei e problematici, ma tutti con un’impostazione di fondo: orientare l’emarginazione, la povertà, l’immigrazione e il dissenso verso l’irrilevanza sociale e politica.
Il disagio economico, per la maggioranza governativa è un problema da risolvere con le forze dell’ordine e non con l’assistenza sociale, così si aumenta la pena detentiva per chi occupa terreni o edifici altrui da due a tre anni, innalzando la pena e ostacolando la possibilità di evitare il carcere tramite la condizionale.
Il dissenso politico è fortemente sanzionato: viene reintrodotto il reato di blocco stradale, depenalizzato dal 1999, quindi studenti, lavoratori e attivisti politici se manifesteranno impedendo la circolazione stradale e autostradale rischieranno dai due ai dodici anni di pena massima, spesso comminata per reati concernenti abusi su minori o induzione alla prostituzione.
L’immigrazione è un fenomeno da reprimere, respingere e soffocare, così si prevede che le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale possano respingere le domande d’asilo dei migranti se “in una parte del territorio del Paese di origine (quindi non nell’intero Paese), il richiedente non ha fondati motivi di temere di essere per¬seguitato o non corre rischi effettivi di subire danni gravi”. In sostanza si apre alla possibilità di respingimenti di massa in paesi che solo in alcune regioni possono essere considerati luoghi sicuri.
Questi sono alcuni dei provvedimenti contenuti nel decreto, che evidenziano profili di incostituzionalità, dal sacrificio della libertà personale, all’attacco alla manifestazione del pensiero fino alla concezione della pena come arma da brandire contro gli antagonisti dell’esecutivo.
Antonio Gramsci definiva la sicurezza dei cittadini come quell’ambiente necessario per il lavoro, per l’organizzazione della propria vita e per l’esplicazione di tutte quelle attività che includono l’individuo in una comunità, politica o sociale. La posizione del Governo trasforma, invece, la sicurezza in un concetto regressivo e antistorico, mirando a mantenere una legalità sorpassata dalle esigenze delle nuove classi deboli di poter costruire una propria storia. Ma la strada per un’alternativa alla regressione culturale alimentata dal governo è da costruire insieme, attraverso attività di informazione e di conoscenza dei nostri diritti fondamentali: libertà di manifestazione, diritto al giusto processo, pena proporzionale all’offesa ecc.
Nell’intento di formare e informare ogni persona sui propri diritti è nato un interessante progetto: Vlad, “vademecum legale contro gli abusi in divisa”, uno strumento messo in campo da Acad (l’Associazione contro gli abusi in divisa che avevamo intervistato in occasione dell’uscita del film “Sulla mia pelle”) e ideato per comunicare le regole di buon senso da utilizzare in caso di fermo da parte degli organi di polizia. Il vademecum è dedicato proprio agli emarginati sociali che il decreto vorrebbe isolare: persone che fanno uso di sostanze stupefacenti, migranti, homeless, Vlad fornisce un utile guida per poter conoscere i limiti delle forze di polizia nella sfera personale del cittadino. Vlad, sarà presentato a Roma il 15 novembre e poi in tutta Italia, riprendendo la tradizione degli avvocati di “strada”, con un ruolo di conoscenza e diffusione dei propri diritti, per il dovere di fare la propria parte e non lasciare nessuno indietro.
Autore
Andrea Sofia
ph. Acad – V.L.A.D