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La Polonia contro l’aborto, “così si ritorna ai secoli bui”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

 

In questi giorni in Polonia migliaia di persone stanno scendendo in piazza per chiedere la liberalizzazione dell’aborto e per dire no ai tentativi del governo di ridurre l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza nel Paese. Lo scorso 20 marzo, infatti, la Commissione alla Giustizia del Sejm – la Camera bassa del parlamento Polacco – ha emanato una proposta di legge che vuole rendere illegali gli aborti effettuati a causa di malformazioni genetiche nel feto.

In attesa che il progetto di legge passi al vaglio della Commissione per la Famiglia e gli Affari Sociali e prima della votazione in Camera dei Deputati, abbiamo incontrato l’alessandrina Chiara Scarfato. Chiara vive in Polonia, a Cracovia, da diversi anni. Insegna italiano in una scuola per adulti e ha un figlio di 11 mesi.

Cosa prevede attualmente la legge sull’interruzione di gravidanza in Polonia? Allora, in pratica in Polonia c’è attualmente il cosiddetto “compromesso sull’aborto” in vigore dal 1993, prima del quale, durante il comunismo, c’era una totale liberalizzazione in materia dettata in teoria dalle difficili condizioni di vita. Il compromesso è stato elaborato sotto le pressioni della Chiesa Cattolica e prevede che le donne possano praticare l’aborto solo negli ospedali pubblici e solo nel caso in cui esista un grave rischio per la vita o per la salute della madre, quando le analisi confermino la presenza di un feto gravemente malformato e quando la gravidanza sia conseguenza di stupro o incesto.

Quali sono le modifiche che il governo intende adottare in questo momento? Secondo te perché? In pratica da un paio d’anni, da quando governa il Pis (il partito della destra populista ed euroscettica Diritto e Giustizia, n.d.r.), la chiesa e i movimenti pro-life fanno molta pressione perché venga modificata questa legge. Nel 2016 ci fu la proposta abbastanza assurda che tutti i tre casi sopracitati non valessero più: l’aborto sarebbe quindi diventato completamente illegale. Scesero in piazza moltissime persone a protestare (cosa non comune in Polonia) e il progetto di legge fu espulso. Ora è tornato, in forma diversa. Vorrebbero eliminare dal compromesso uno dei tre casi, quello di malformazione grave o malattia genetica del feto: considerato che questo è il motivo per cui vengono praticati il 90% di aborti legali in Polonia si tradurrebbe in una quasi totale messa al bando dell’aborto. Lo è, parzialmente, anche ora, perché il medico può sempre rifiutarsi di farlo, secondo una cosiddetta “clausola di coscienza”, esattamente come un farmacista può rifiutarsi di venderti la pillola del giorno dopo, sempre secondo la suddetta clausola… i nostri obiettori, insomma.

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Come è nato il movimento di donne che già nell’ottobre 2016 scese in piazza in molte città polacche? Le proteste sono organizzate da realtà femministe, una sorta di Non Una di Meno polacco; durante le manifestazione vengono sollevate anche altre questioni inerenti i problemi del mondo femminile (la disparità dei salari e delle pensioni, le difficoltà delle donne disabili, quelle delle madri di figli disabili che ricevono un sussidio minimo solo in caso provino di non avere nessun altro lavoro, la mancanza di educazione sessuale nelle scuole – viene fatta dagli insegnanti di religione e si chiama “educazione per vivere in famiglia” – ma in famiglia de che?!).

Perché nella giornata del 23 marzo in molte hanno manifestato portando in piazza delle grucce? Perché nel passato uno dei modi per procurarsi da sole un aborto era proprio usare una gruccia… questo metodo abbastanza macabro è diventato simbolo provocatorio delle proteste, denuncia proprio la necessità di molte donne di dover ricorrere a operazioni clandestine o a dover andare in altri paesi per ottenere un aborto, si parla (secondo i movimenti femministi) di numeri tra i cento e i duecentomila…  non poco, insomma.

Che aria si respira nella città di Cracovia? Mah, la maggioranza dei polacchi non vuole la modifica del compromesso, e una fetta sempre crescente vorrebbe la liberalizzazione. E’ importante sottolineare che non tutti però la vorrebbero. Le statistiche dicono che il 35% dei polacchi sono per la liberalizzazione totale, il 45% sono contenti del compromesso e l’8% vorrebbero la modifica per negare completamente l’aborto. Quando il primo tentativo di modifica non passò, fu davvero bocciato duramente… solo una manica di estremisti cattolici lo vorrebbe. La chiesa purtroppo ha una fortissima influenza sulla vita della gente e il 90% dei polacchi si definisce cattolico. Due settimane fa, durante le manifestazioni, i vescovi premevano perché si procedesse più in fretta con la legge contro l’aborto… in cambio, la chiesa paga con i voti – non è raro sentire nell’omelia chi votare prima delle elezioni. A me suona assurdo, ma i miei amici mi raccontano così.

Perché credi che sia giusto sostenere le mobilitazioni delle donne polacche? E me lo chiedi? Perché se dovesse passare una legge del genere sarebbe davvero come ritornare ai secoli bui, ma che più bui non si può! Ricordo che andai alla manifestazione del 2016 incinta di 4 mesi, con un cartello che diceva “sono incinta e decido di tenere mio figlio perché lo voglio, non perché devo” – dobbiamo essere libere di scegliere, il corpo è nostro e di nessun altro. Nessuno lassù nei vertici sopporterà nove mesi di gravidanza, svariati chili in più, un travaglio e un parto, un figlio forse non voluto… e nessun bambino si merita dei genitori che non lo vogliano e non siano in grado di trattarlo con amore.

Da quando vivi in Polonia hai mai dovuto confrontarti con l’intransigenza delle procedure di accesso all’ivg o agli strumenti contraccettivi? Un paio di volte ho avuto bisogno della pillola del giorno dopo, la seconda non ci fu nessun problema, la prima girai tutta la notte per farmacie, ambulatori e ospedali prima di capire (anzi, prima che mi venisse spiegato chiaramente) che avevo bisogno non di un qualsiasi medico ma di un ginecologo. Trovato il ginecologo mi disse di tornare di prima mattina per fare la coda e ottenere l’appuntamento per la ricetta. Tornai e aspettai altre due ore e mezza… alla fine bussai e insistetti perché temevo che lo scorrere delle ore diminuisse l’effetto contraccettivo. Me la diedero di malo modo, infastiditi dalla mia impazienza. Ottenni sta maledetta pillola 15 ore dopo aver iniziato a cercarla. Allora la legge prevedeva che la ricetta fosse necessaria, ora basta andare in farmacia e sperare che il farmacista non sia obiettore di coscienza.

Cosa credi succederà da domani? Non credo questa legge passerà e anzi, credo che proprio perché al governo ci sono politiche così estremamente sessiste, xenofobe e conservatrici, crescerà l’opposizione dal basso, non solo dei movimenti femministi, ma di tutti. Spero davvero che questa situazione tanto cupa serva per aumentare lo spirito critico delle persone. Forse sono troppo ottimista… ma lo spero davvero.

 

A cura di

Marta Pampuro