
La volta scorsa, nella nostra analisi sulla fenomenologia del pendolare, abbiamo parlato di un primo tipo. L’invadente. Passiamo ora ad una seconda categoria. Anche questa molto temuta dai viaggiatori. “L’incazzato”. I pendolari hanno sacrosante ragioni per essere incazzati, direte voi. Verissimo. Ma l’incazzato di cui ci stiamo occupando è proprio su un altro livello. Molto più professionale. Lui è incazzato a prescindere. Sistematicamente. Si presenta bello teso già sul binario, prima ancora che arrivi il treno. Sguardo corrucciato, viso contratto, passeggiata nervosa. Si prepara a salire come per un incontro di wrestling. Quando il treno si ferma corre davanti alla porta, e vi si piazza davanti. Anche se in attesa sul binario siete solo voi due. Senza ovviamente dar tempo agli altri passeggeri di scendere. Una volta a bordo poi tutto lo disturba. Vi guarda male se chiacchierate, anche se state solo bisbigliando. Sbuffa se parlate al cellulare, anche se lo fate sottovoce. Fulmina con lo sguardo il bambino di un anno che piange. E da come lo osserva, è evidente che il libro che state leggendo lo disgusta. I treni dei pendolari sono spesso, troppo spesso in ritardo. Ma per l’incazzato sono SEMPRE in ritardo. I bagni sono spesso, troppo spesso sporchi. Ma per lui sono SEMPRE peggio di una latrina di trincea. Inutile dire chi l’incazzato ha eletto a suo nemico mortale. Il capotreno, ovviamente. Per lui responsabile di tutti i mali del mondo. Non discute con il capotreno. Lo odia. E quando ci sono disagi o ritardi, non si limita ad aspettare che passi in corridoio per dirgliene quattro. No. Si alza e lo va a cercare. E lo stana, dovunque si trovi. Quando poi per un guasto il treno si blocca nel mezzo del nulla (perché si, chi è pendolare lo sa che a volte il treno si blocca nel mezzo del nulla) l’incazzato dà il meglio di sé. Sbuffa, batte le mani sulle ginocchia, alza la voce, digrigna i denti, si lamenta parlando da solo, invoca varie figure sacre. E cerca il consenso degli altri passeggeri, sognando di spingerli alla rivolta. Perché, in un certo senso, questo è il suo trionfo. Una vita di incazzatura ferroviaria che trova finalmente il suo pieno compimento.
Ascolta “Fenomenologia del pendolare”
Musica – Christopher Bill suona “Happy” (Pharrel Williams) – Trombone loop
Autore
Fabio Bertino
ph. Paolo Gambaudo