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La Provincia ancora una volta sottomessa a Solvay

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Le recenti dichiarazioni dell’Ingegner Claudio Coffano, responsabile del settore Ambiente della Provincia di Alessandria, dimostrano quanto l’ente responsabile della tutela ambientale del territorio provinciale sia palesemente e per l’ennesima volta restio ad ammettere la gravità della situazione di fronte alla quale ci troviamo.
Sulle pagine de “Il Piccolo” di venerdì 12 febbraio si legge: “Valuteremo, alla luce di quanto emerso in questi giorni (il riferimento è all’inchiesta della Procura, ndr) se la procedura in atto (ampliamento produzione cC6O4, ndr) deve essere interrotta in attesa di avere ulteriori dettagli oppure se può essere indipendente” Ancora una volta la Provincia di Alessandria si guarda bene dall’intervenire.
L’aveva già fatto nel 2019 quando, dinnanzi ai dati di inquinamento delle falde e delle acque superficiali forniti da ARPA, avrebbe dovuto opporsi chiaramente e con forza alla richiesta di ampliamento di produzione di cC6o4 depositata da Solvay.
Il cC6O4 è una molecola prodotta esclusivamente da Solvay a Spinetta Marengo, come pure la sua sede gemella in New Jersey afferma. Il ritrovamento di questa sostanza nell’ambiente, quindi, non può che essere sintomo di un impianto industriale fallace e pericoloso.
In quell’occasione come oggi, la Provincia manca di adempire al suo ruolo.
Solo il blocco definitivo dell’ampliamento potrebbe dimostrare che non si intende permettere alla multinazionale di spadroneggiare sul nostro territorio e di dettare le regole per tutti i cittadini che lo abitano.
I dati ci sono e sono inconfutabili, l’ingegnere Coffano dovrebbe operare secondo il principio di precauzione iniziando finalmente a salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini di tutta la Provincia, dimostrando che il tempo della sottomissione a Solvay è finito.
Ma la Provincia certamente conosce il gioco su cui basano il proprio operato multinazionali come Solvay. Come dice Sharon Lerner – giornalista che, attraverso una serie di inchieste pubblicate sul giornale investigativo The Intercept, ha portato alla luce l’inquinamento causato da Solvay nei pressi dello stabilimento di West Deptforth in New Jersey -: “Per le aziende chimiche, il punto potrebbe essere il ritardo. I giochi al gatto e al topo con gli enti regolatori rallentano il processo di limitazione delle sostanze chimiche, dando ai loro produttori più tempo per trarre profitto dai singoli composti prima che siano costretti a uscire dal mercato”.
Non è proprio questo il “gioco” al quale si presta la Provincia?
“Abbiamo chiesto che l’aumento di produzione e di uso di cC6O4 vada di pari passo ad una corrispondente riduzione dell’utilizzo di ADV 7800”, dice ancora Coffano nell’intervista.
Non è questa l’ennesima sottomissione della Provincia?
L’ADV 7800 è un PFAs a catena lunga e in quanto tale l’azienda avrebbe dovuto iniziare la sua dismissione nel lontano 2006 fino alla sua completa eliminazione entro il 2015. L’ingegner Coffano parla di “riduzione nell’utilizzo”, lasciando intendere di aver barattato la concessione dell’ampliamento della produzione di cC6o4 in cambio di una progressiva eliminazione dell’utilizzo di ADV 78000. Le dichiarazioni della Provincia sono tutt’altro che rassicuranti e rendono sempre più evidenti le falle intorno alle produzioni della multinazionale e alle autorizzazioni rilasciate dall’ente stesso.
L’ingegner Coffano dovrebbe porsi il problema di bloccare la produzione di cC6o4 e ADV 7800, in nome del principio di precauzione, al posto di domandarsi se sia possibile proseguire ugualmente con le pratiche per l’ampliamento della produzione di cC6o4.
Ribadiamo ancora una volta le prossime azioni necessarie da mettere in campo:
• sospensione della produzione di cC6O4 e di qualsiasi altro o presunto PFAs prodotto dallo
• stabilimento finché non una sola molecola fuoriesca dallo stabilimento;
• screening medico per tutta la popolazione di Spinetta e della Provincia di Alessandria;
• potenzialmente esposta all’inquinamento di queste sostanze;
• bonifica integrale dell’area contaminata come una sentenza impone;
• monitoraggio di tutti i pozzi pubblici e privati per il dosaggio di queste sostanze.

Comitato Stop Solvay