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No al deposito nucleare nazionale. Venerdì 15 gennaio assemblea pubblica

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

In data 5 gennaio la Sogin, Società dello Stato Italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti, ha reso pubblica la carta dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Stiamo parlando di circa 78.000 m3 di rifiuti radioattivi a bassa attività la cui radioattività decadrà nell’arco di 300 anni e di 17.000 m3 di rifiuti radioattivi ad alta attività la cui radioattività decadrà dopo 100.000 anni. Con questa scelta il Governo italiano ha deciso di imboccare la strada profondamente sbagliata dell’individuazione di un unico sito da trasformare nella pattumiera dei rifiuti radioattivi italiani.
Una scelta folle che farebbe dell’Italia l’unico paese al mondo che decide la gestione combinata dei rifiuti ad alta e bassa intensità.
Una scelta folle considerato che si tratterebbe comunque di una scelta temporanea e che i rifiuti radioattivi ad alta attività dovranno essere nuovamente ricollocati in altro sito idoneo.
Sarebbe stato di gran lunga preferibile decidere di percorrere la strada della definitiva e completa messa in sicurezza dei siti esistenti laddove possibile, evitando la nuclearizzazione a vita di una nuova comunità ed evitando che decine di migliaia di m3 di rifiuti radioattivi debbano essere movimentati per il paese con grandissimi rischi per la popolazione.
E’ vergognoso che questa decisione venga presa nel mezzo di una pandemia globale a dimostrazione del fatto che il processo di coinvolgimento delle comunità locali di cui il Governo parla non sia nient’altro che una farsa. La verità è che il Governo ha paura della rivolta delle comunità locali e vuole imporre dall’alto questo scempio.

Fra i 67 siti definiti potenzialmente idonei ve ne sono 12 classificati dal governo come “molto buoni” e inseriti in classe A1. Cinque di questi dodici siti sono stati individuati nel territorio della provincia di Alessandria e per la precisione nei Comuni di Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Frugarolo e Novi Ligure. A questi cinque siti ne va aggiunto un altro nei comuni di Sezzadio e Castelnuovo Bormida inserito in classe A2.
Poteva un territorio profondamente segnato dalle scelte folli di una classe politica vergognosa farsi mancare l’ennesima schifezza?
Eternit, Acna, Ecolibarna, Solvay, Terzo Valico e centinaia di cave non sono bastate a rendere la vita della nostra comunità compromessa in termini di disastri ambientali e sanitari?
Evidentemente no per le forze politiche che governano questo paese e per le forze di opposizione che hanno storicamente sostenuto la follia dell’impresa nucleare.

Crediamo che l’unica cosa possibile da fare per le donne e gli uomini che hanno a cuore il proprio territorio e vogliano difendere la loro salute e quella dei loro figli sia di organizzare la resistenza a questo folle progetto. Bisogna battersi con forza per impedire che la nostra provincia diventi la pattumiera nucleare d’Italia e per costringere Comuni, Provincia e Regione a schierarsi con forza contro questa follia. La nostra non sarà mai la battaglia in difesa del nostro orticello e siamo intenzionati a camminare fianco a fianco con qualsiasi comunità locale d’Italia decida di ribellarsi a questo processo. Dal Piemonte alla Sicilia, passando per Toscana, Lazio, Sardegna, Basilicata e Puglia deve alzarsi un unico grande grido.

Per far partire la mobilitazione invitiamo tutte le cittadine e i cittadini di Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Frugarolo, Novi Ligure, Sezzadio, Castelnuovo Bormida e quelli di tutti gli altri Comuni della provincia a partecipare ad una prima grande assemblea pubblica che si terrà venerdì 15 gennaio alle ore 17,30 presso il Laboratorio Sociale di via Piave 63 ad Alessandria nel pieno rispetto delle normative anti Covid.

No al deposito nucleare nazionale.
Né qui, né altrove.