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Miasmi a Spinetta per l’impianto di depurazione, vogliamo chiarezza e sicurezza!

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Dall’ultima settimana del 2020 si avvertono intensi e sgradevoli odori provenienti dall’impianto di depurazione di Solvay a Spinetta, ragione per cui giovedì 7 gennaio si è tenuto in un incontro in Provincia con Arpa Piemonte, Asl AL e i rappresentanti di Solvay e Arkema (l’altra multinazionale della chimica che opera all’interno del polo di Spinetta) per discutere del problema.

Il responsabile del dipartimento di Arpa Alessandria nell’ambito dell’incontro organizzato dalla Provincia sui miasmi avvertiti a Spinetta, ha tolto ogni dubbio in merito alla responsabilità di Solvay e Arkema: “ormai non ci sono dubbi sul fatto che questi miasmi provengano dall’impianto di depurazione del Cte dove vengono trattate le acque di Solvay e Arkema. Si tratta di odori di sostanze solforate e di altri composti”. Leggiamo inoltre che, sempre secondo quanto riferito da Alberto Maffiotti, l’azienda avrebbe rimarcato che l’impianto sarebbe funzionante e che non sarebbero emersi problemi.

Affermazione che ricorda la stessa risposta data nel momento in cui, mesi fa, fu trovato il cC6O4 nei pozzi ad uso pubblico di Montecastello, quando Solvay affermò che non vi fosse alcun problema collegato alla barriera idraulica (tecnologia che dovrebbe evitare la dispersione al di fuori dello stabilimento di quanto prodotto all’interno), nonostante il problema fosse più che evidente (e sia presente tutt’ora) dal momento che sostanze come il cC6O4 e l’ADV 7800 sono state trovate al di fuori dello stabilimento.
Solvay quindi ancora una volta ha deciso di negare, ma alla richiesta di Arpa di “trovare un miglior processo di trattamento di queste acque” e di presentare un piano di adeguamento completo dell’impianto, dal momento che “queste sostanze devono, in ogni caso, essere trattate, non possono essere rilasciate in atmosfera” (come al momento starebbe avvenendo), l’azienda si sarebbe detta disponibile.

Nella foto - Laboratorio Sociale AlessandriaL’impianto di depurazione deve trattare (rendere innocue) le sostanze tossiche della barriera idraulica, che a sua volta dovrebbe evitare la fuoriuscita dal perimetro dello stabilimento delle sostanze che avvelenano la falda acquifera. Come abbiamo ricordato è ormai noto che la barriera non funzioni di per sé correttamente. Anche nel momento in cui si scoprì il malfunzionamento della barriera, Solvay faticò ad assumersi la responsabilità delle fuoriuscite, appellandosi, ironia della sorte, ai cambiamenti climatici; Solvay, una delle multinazionali della chimica che dà la colpa proprio a quei cambiamenti climatici il cui processo sta contribuendo ad accelerare. Ora abbiamo la conferma che un altro comparto del suo settore produttivo non funziona e che potrebbe disperdere i veleni che estrae in atmosfera e in Bormida.

In tutto questo ci domandiamo: cosa ne pensa il Sindaco di Alessandria, che ricordiamo essere il Sindaco anche della frazione di Spinetta Marengo, in quanto tutore della salute pubblica della città?
Perché non esiste una comunicazione istituzionale degna, che si ricordi di informare i cittadini e metterli al corrente dei fatti, ma anche che si occupi di rispondere e di provvedere alle legittime e, a quanto pare, fondate preoccupazioni di cittadine e cittadini?
Infine, solo noi notiamo il solito atteggiamento ipocrita della multinazionale che finge di essere attenta alla salute della comunità ma che in realtà non è nemmeno in grado di assumersi pubblicamente la responsabilità per l’ennesimo episodio di inquinamento e per l’ennesima falla emersa nel suo sistema produttivo?

Lo abbiamo già detto, non ci stancheremo di ripeterlo, per la salute di tutte e tutti vogliamo:
– sospensione della produzione di cC6O4 e di qualsiasi altro o presunto PFAs prodotto dallo stabilimento finché non una sola molecola fuoriesca dallo stabilimento;
– screening medico per tutta la popolazione di Spinetta e della Provincia di Alessandria potenzialmente esposta all’inquinamento di queste sostanze;
– bonifica integrale dell’area contaminata come una sentenza impone;
– monitoraggio di tutti i pozzi pubblici e privati per il dosaggio di queste sostanze.