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Con o senza acqua, noi restiamo alla Casa!

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Con o senza acqua, noi restiamo alla Casa delle Donne!
Lo scorso 31 luglio il Consiglio Regionale del Piemonte ha deliberato la nomina di una commissaria straordinaria deputata alla gestione dell’edificio che ospita, dal 9 giugno 2018, la Casa delle Donne.

Da quel momento l’esistenza stessa della Casa è minacciata da chi descrive quel luogo usando le solite parole d’ordine: “abusivo, da sgomberare!”; persone che si appellano alla legalità senza riconoscere l’inestimabile valore sociale di luoghi liberati e adibiti a Case delle donne, che dovrebbero essere riconosciuti come veri e propri beni comuni.

Ed ecco che mercoledì 4 novembre questa minaccia si è palesata: su indicazione della Commissaria, Amag ha staccato l’acqua alla Casa. Esatto, proprio l’acqua, un bene indispensabile che è stato tolto nel tentativo di impedirci di portare avanti le innumerevoli attività che si svolgono all’interno della Casa delle Donne. Un gesto fortemente intriso di violenza e disprezzo nei confronti di tutto ciò che la Casa delle Donne rappresenta.

Quando siamo entrate nell’ex asilo di piazzetta Monserrato abbiamo trovato una struttura chiusa da più di un anno, abbandonata, piena di muffa e rifiuti. In quella stessa estate abbiamo rimesso in piedi l’edificio con lavori di straordinaria e ordinaria manutenzione e lo abbiamo fatto insieme a tante persone che hanno fin da subito creduto nel progetto di una Casa delle Donne.

La condizione di limbo giuridico in cui la struttura versa da diversi anni è frutto della mala-gestione dell’ultimo consiglio di amministrazione dell’IPAB e del disinteresse mostrato dalle amministrazioni (regionale e comunale) in questi anni. Quando – forti delle oltre 3000 firme raccolte in città – abbiamo presentato la richiesta di uno spazio in cui aprire la Casa, la Giunta Comunale ci ha risposto di non avere strutture a disposizione, probabilmente dimenticando di essere l’ente che avrebbe dovuto prendere in carico la struttura di piazzetta Monserrato.

Alla luce di tutto ciò e del totale disinteresse dimostrato negli anni nei confronti di quello spazio (e di tutti gli edifici pubblici vuoti e in stato di abbandono), risulta quasi tragicomico pensare che, mentre la pandemia dilaga e prende sempre più il sopravvento sulle nostre vite, le istituzioni abbia ritenuto fondamentale e urgente staccare l’utenza dell’acqua della Casa delle donne.

Il fatto che la Commissaria non si sia fatta scrupoli a portare avanti il suo incarico per sradicare l’esperienza della Casa nei giorni in cui l’emergenza sanitaria si sta rivelando sempre più insostenibile ci fa credere che potrebbe essere capace anche di mettere i sigilli al portone, approfittando delle limitazioni agli spostamenti e della più che legittima necessità di ognun* di limitare i contatti per tutelare la salute propria e altrui.

La Casa delle Donne porta nel cuore della città l’agire nella direzione della libertà transfemminista. È un luogo in cui le donne e le soggettività LGBTQUI+ possono raccontarsi, confrontarsi, lottare in difesa dei diritti, propri e di tutt*, capire e approfondire le tematiche legate al femminismo, alla violenza di genere, alla cultura e all’arte transfemministe.
È uno spazio politico e culturale che negli anni ha cercato di affrontare le politiche di genere con un approccio il più trasversale possibile: dai laboratori dedicati ai più piccoli con uno sguardo all’educazione alle differenze, fino ad arrivare a battaglie politiche come la difesa della Legge n. 194/78 contro la mozione Locci-Trifoglio, all’apertura dello sportello sindacale di Adl cobas, sindacato attento alle tematiche di genere sui luoghi di lavoro.
La Casa delle donne è prima di tutto uno spazio in cui si combatte la cultura della violenza di genere, ma è anche il luogo in cui chiunque può trovare un supporto attraverso gli sportelli attivati negli anni come “Non sei sola”, sportello virtuale nato durante il lockdown per far fronte alle crisi esplose in questi ultimi mesi, o anche solo per accogliere chi sfugge dalla solitudine o per condividere saperi.
La Casa delle Donne è uno spazio di ragionamento, di solidarietà, di produzione di pensiero critico; è uno spazio che, mai come oggi, è assolutamente indispensabile per la nostra città.
Le Case delle Donne e i Centri Antiviolenza rappresentano l’unico vero antidoto per combattere una cultura della violenza che sfocia sempre più spesso in maltrattementi e femminicidi e che solo con un cambiamento culturale profondo può essere sconfitta.

Noi sappiamo bene che l’incremento dei femminicidi non può essere affrontato alla stregua di un’emergenza, ma per quel che davvero è, ossia una guerra radicata alle donne e alle soggettività non conformi da parte di una società profondamente patriarcale, permeata da una mascolinità tossica che necessita di essere prima di tutto smascherata e messa in discussione.
Sappiamo quanto siano lenti i processi di cambiamento – quasi al punto da risultare logoranti nella loro inesorabile lentezza- ma quello che facciamo, il modo in cui agiamo, non riguarda mai solo noi, non riguarda solo il qui e ora. Crediamo che quel processo di cambiamento sia già in atto. Lo vediamo negli occhi delle giovani e dei giovani che attraversano quello spazio, legat* a realtà come Black Lives Matter o Fridays For Future, collettivi che si riuniscono proprio nelle stesse mura che le istituzioni vorrebbero sigillare per condannarle, ancora una volta, al degrado e all’abbandono.

La Casa delle Donne è lì per dire: non sei sol*, cambieremo e cresceremo insieme, creeremo conflitto e apriremo contraddizioni insieme laddove sarà necessario per costruire una società più giusta, solidale, antirazzista, transfemminista e anticapitalista.

È per tutte queste ragioni, per ciò che quotidianamente facciamo e per ciò in cui crediamo che difenderemo con tutte le nostre forze la Casa delle Donne, con la ferma convinzione che non saremo sole nel farlo.
Vogliamo che all’amministrazione comunale ed alla commissaria sia ben chiara una cosa: non siamo disposte a fare nemmeno un passo indietro; se davvero la Casa delle Donne dovesse essere sgomberata allora non avremo altra alternativa che riprendercela.

Non ci spaventano e mai ci spaventeranno i vili attacchi come quello dello scorso 4 novembre. Siamo abituate a rialzarci più forti di prima, a trovare soluzioni per sopravvivere in una società opprimente.
Difenderemo con le unghie e con i denti la Casa delle Donne e tutto ciò che essa rappresenta e lo faremo insieme alle tantissime persone che in questi anni hanno camminato al nostro fianco.
Ai nostri posti ci troverete, come sempre.

Con o senza acqua, noi restiamo alla Casa!
#iorestoallaCasa

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