Indietro

Il 1 ottobre pront* a far sentire ancora la nostra rabbia e pretendere il “NO” all’ampliamento della produzione Solvay

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Il 23 giugno scorso, in occasione della Conferenza dei Servizi indetta per discutere della richiesta di Solvay di ampliamento della produzione di cC6O4 (PFAs a catena corta), in tante e tanti ci siamo trovati per pretendere che tale proposta venisse negata da parte della Provincia.
Insieme a noi si sono schierate le Mamme No PFAs indossando le magliette che riportano la quantità di veleni presenti nel sangue dei loro figli. Una testimonianza diretta di cosa comporti uno sversamento incontrollato di questi nell’ambiente e nell’acqua del territorio, risorsa preziosa e sempre più compromessa dalle logiche produttive.
La Provincia, in tale occasione, ha concesso a Solvay altri 60 giorni per dotarsi degli strumenti necessari al blocco degli sversamenti di queste sostanze nel Bormida.
Inutile sottolineare che l’azienda non è riuscita (o non ha avuto l’interesse) a migliorare le proprie tecnologie negli ultimi 15 anni, ed è quindi improbabile possa riuscirci in soli due mesi. A dimostrare le negligenze di Solvay ci ha pensato la cronaca: durante l’estate le acque di altri 8 comuni, oltre al già noto Montecastello, sono risultati avvelenati da sostanze perfluoroalchiliche (PFAs). Un segno chiaro ed inequivocabile di come i disastrosi effetti del Polo Chimico non colpiscano soltanto la cittadinanza di Spinetta Marengo bensì tutta la popolazione della provincia di Alessandria.

Sull’onda di questa notizia il Ministro Costa si era espresso chiaramente sulle pagine de Il Piccolo promettendo LIMITI PARI ALLO ZERO STRUMENTALE allo scarico per queste sostanze. Promessa che abbiamo visto subito tradita nella prima bozza di legge pubblicata – dove i limiti fissati ricalcano perfettamente quelli proposti da Provincia e Arpa nella Conferenza dei Servizi di giugno.
In tutto ciò, assordante è stato il silenzio delle nostre istituzioni locali: nessuna posizione chiara è stata espressa riguardo l’avvelenamento di cC6O4 del nostro territorio.
Per questo rilanciamo la fondamentale domanda con cui abbiamo aperto il presidio di giugno: Provincia, cosa farai adesso?

L’ora della seconda Conferenza è ormai giunta ed in tale occasione vogliamo tornare di nuovo in quel luogo per far sentire a voce ancora più alta la nostra determinazione.
In quel giorno, chiederemo alla Provincia di farsi carico delle sue responsabilità negando l’ampliamento e imponendo a Solvay di adeguare gli impianti che attualmente producono PFAs in modo che azzerino le emissioni in ogni matrice ambientale. Solo così potrà dimostrare che un secolo di veleni possono bastare e i morti a Spinetta e nella provincia di Alessandria sono un sacrificio di cui non si vuole più macchiare.
In quel giorno, faremo sentire a Solvay la rabbia scaturita dal leggere i suoi comunicati stampa pieni di falsità. Il cC6O4 è tossico, è persistente nell’ambiente ed il Polo Chimico, essendo l’unico stabilimento a produrlo, dev’essere ritenuto unico responsabile dell’enorme rischio a cui la popolazione di tutti i comuni coinvolti dall’inquinamento idrico è stata sottoposta.

Per questi e altri motivi ci prepariamo ad un nuovo presidio, giovedì 1 ottobre, alle 10.00, in Via Galimberti (con ritrovo in Via Scassi), a cui vorremmo che tutta la cittadinanza prendesse parte.
Insieme a noi ci saranno i ragazzi e le ragazze di Fridays For Future che appoggiano questa causa fin dal primo giorno.

Il muro del silenzio è stato distrutto e la presa di coscienza della gravità di questa situazione è avvenuta.

Ci troviamo a vivere di fianco ad un colosso mondiale, sorgente di un inquinamento che dai nostri territori viaggia fino all’altro capo della Pianura Padana.

Il tempo di opporsi è arrivato! Un secolo di morti e veleni può bastare!

☠️LA SOLVAY INQUINA, IL SILENZIO UCCIDE!☠️

Comitato Stop Solvay

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria