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Siamo tutte bastarde

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Il caso alessandrino sollevato da “Le Iene” nella puntata di domenica 17 Dicembre, ci porta a riflettere su una serie di elementi culturali e comuni a queste vicende.

Cambiano i nomi e le coordinate geografiche ma a guardare bene Harvey Weinstein, il responsabile della webTV alessandrina Aries TV e molti altri figli, ancora senza nome, di questa società machista e patriarcale una cosa in comune ce l’hanno: il modo di agire.

Di seguito il comunicato di Non Una di Meno Alessandria:

Il produttore protagonista del servizio andato in onda domenica sera, durante la trasmissione “Le Iene” su Italia1 si chiama Giuseppe Mercuri ed è il responsabile della webTV alessandrina Aries TV. Non scriviamo il suo nome per montare un’accusa personale nei suoi confronti, ma perchè in questo ultimo anno Non Una Di Meno, anche ad Alessandria, ha fatto sua ogni forma di lotta e contrasto alla violenza di genere. Uno dei nostri strumenti, dunque, è quello di non essere reticenti e di non fare omissioni, di non lasciare parole “non dette”.
Nelle stesse settimane che hanno portato allo scoperto le dinamiche di relazione tra sesso e potere che pervadono la più grande industria culturale dei nostri tempi, il caso sollevato dalla trasmissione di Italia1 ci ha portato a riflettere, di nuovo, su una serie di elementi culturali e comuni a queste vicende.
Cambiano i nomi e le coordinate geografiche. Da Hollywood ad Alessandria c’è anche una differenza
abissale delle promesse o prospettive di carriera su cui si fa leva. A guardare bene, però, Harvey Weinstein, l’imprenditore alessandrino e molti altri figli, ancora senza nome, di questa società machista e patriarcale una cosa in comune ce l’hanno: il modo di agire. Da una parte della scrivania c’è un uomo che sfrutta la sua posizione di potere per ottenere prestazioni sessuali, dall’altra c’è una donna entrata in un ufficio come candidata ad un posto di lavoro che finisce per uscirne umiliata da quelle proposte o, peggio, vittima di una violenza sessuale.

Sappiamo molto bene da che parte stare, sempre. Indipendentemente dal tipo di annuncio di lavoro, dalla scaltrezza o dall’ingenuità di chi a quell’annuncio risponde.
Sappiamo anche molto bene che ci troviamo ancora di fronte alla punta di un iceberg, alla forma più disgustosa e scioccante della violenza di genere che, quotidianamente, si consuma nei luoghi di lavoro.
Crediamo che violenza sia anche dover mentire sulla propria situazione abitativa e sentimentale, dover discutere in fase di colloquio dei propri progetti di vita privata e della volontà o meno di diventare madri.
Crediamo che avere un salario inferiore a quello del collega uomo che ricopre la stessa posizione in azienda sia umiliante quanto una mano sulla coscia.
Crediamo anche che rispondere ad un annuncio di lavoro come hostess, presentatrice televisiva, fotomodella o attrice non significhi rendersi più disponibili di altre a scendere a compromessi. Sui nostri corpi decidiamo noi, anche quando si tratta di utilizzare la propria immagine per guadagnare uno stipendio.

Non puntiamo il dito contro Giuseppe Mercuri. La nostra voce, oggi, si leva chiara al di sopra di ogni linciaggio mediatico per urlare contro tutti gli uomini che si sentono autorizzati ad abusare del loro potere nei confronti di un’altra persona sulla base del suo genere.
Alziamo la voce per dire a tutte le donne che se quelle che denunciano le molestie sul lavoro “sono bastarde”, allora siamo tutte bastarde. Nessuna, in quegli uffici, verrà più lasciata sola.

Non Una di Meno Alessandria.