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Amianto: la pietra tombale sul Terzo Valico?

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

La questione dell’amianto connesso alla realizzazione del Terzo Valico sta finalmente emergendo in tutta la sua problematicità. Oggi sulle pagine liguri di Repubblica vi sono due articoli parecchio interessanti. Il primo dà conto di quanto stia diventando complicata la situazione a Cravasco dove quest’estate è stato ritrovato l’amianto e il secondo ha il merito di far emergere con forza il punto di vista di tutto il Movimento tramite le parole del “nostro” Lorenzo. Il Cociv e le Istituzioni arrancano e sembrano brancolare nel buio davanti a quello che i comitati denunciano da anni, il movimento dal canto suo prosegue con le tante iniziative di lotta per nulla intenzionato a demordere.

Ci permettiamo di ripercorrere nel dettaglio la vicenda, così da far emergere con forza quanto ci sia lo zampino delle donne e degli uomini che da anni si battono contro la realizzazione di quest’opera inutile nell’aver determinato questa situazione.

Schematicamente, per punti.

1. Nel progetto definitivo del Terzo Valico approvato nel 2005 la parola amianto non compariva neppure una volta.

2. Sono stati i comitati per primi a sollevare il problema e il Cociv e le Istituzioni negavano categoricamente la presenza di amianto arrivando ad accusare i comitati di essere degli irresponsabili allarmisti.

3. I comitati hanno proseguito la loro opera di ricerca e controinformazione fino ad arrivare allo studio indipendente presentato nel settembre 2013 e stampato in migliaia di copie a cui si sono succedute decine di assemblee pubbliche con la partecipazione di centinaia di cittadini.

4. Sotto i colpi della pressione popolare esercitata dal movimento Cociv e Istituzioni hanno ammesso la presenza di amianto e sono corsi ai ripari cercando inutilmente di tranquillizzare la popolazione.

5. Il protocollo amianto riconosce il problema ma poco o niente dice di come possa essere affrontato (come le cronache di questi giorni ci raccontano). Il movimento lo ha sempre criticato fin dal primo giorno in cui è stato reso pubblico.

6. E’ da più di un anno che la Procura di Genova è stata messa a conoscenza del problema da un esposto presentato da una dozzina di professionisti vicini al movimento. Finalmente oggi si sono svegliati, ma come sempre in netto ritardo.

7. Se oggi vi è un’inchiesta della Procura di Genova è ancora una volta grazie al movimento che ha diffuso le fotografie che testimoniano come non siano state rispettate le più elementari normative di sicurezza a tutela dei lavoratori e della popolazione. Alla diffusione delle foto è seguito l’ennesimo esposto presentato da cittadini del movimento.

Insomma, se siamo a questo punto è innanzi tutto grazie a chi in questi anni ha lottato, ha bloccato gli espropri, ha organizzato le assemblee, ha partecipato alle manifestazioni, ha subito denunce, fogli di via, misure cautelari, manganelli e ha respirato i lacrimogeni.

Lottare serve, continuare la tortuosa strada del movimento popolare è l’unica possibilità di riuscire a fermarli.

Avanti con sempre maggior determinazione!