Indietro

Movimento per la Casa – 41 avvisi di garanzia, non un passo indietro

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Questa settimana ci siamo visti notificare 41 avvisi di garanzia in riferimento alle occupazioni del 1 Maggio e del 1 Giugno, date che coronavano un percorso, iniziato lo scorso autunno con l’apertura dello Sportello Casa presso il Laboratorio Sociale, che in questi mesi ha visto famiglie ed attivisti lottare fianco a fianco per impedire decine di sfratti esecutivi.

Le occupazioni dell’ex Banca d’Italia e di via Verona 7 hanno colpito in profondità l’immaginario cittadino, riportando al centro del dibattito pubblico il problema dell’emergenza abitativa, costringendo di fatto l’amministrazione comunale a prendere una posizione, rompendo il muro di inettitudine e silenzio che da tempo pervadeva Palazzo Rosso.

I 41 avvisi di garanzia non lasciano adito allo stupore e rientrano perfettamente nel clima repressivo che il Governo Renzi sta instaurando nei confronti dei movimenti per la casa che si battono per i diritti e la dignità, con l’autorganizzazione, e la condivisione.

E’ attraverso gli sgomberi delle scorse settimane a Torino, effettuati ai danni di famiglie con bambini, con lo spiegamento di un ingiustificato numero di forze dell’ordine in assetto antisommossa e con  il fermo di diversi attivisti storici dei movimenti romani per il diritto all’abitare, che si palesano le intenzioni che stanno dietro al Piano Casa varato poche settimane fa dal Governo. Questo provvedimento rappresenta un attacco diretto a quelle che sono le occupazioni abitative e le realtà autorganizzate che si battono per il diritto alla casa e contro la logica della rendita e della speculazione, che paiono essere le priorità da difendere da parte delle istituzioni, a discapito dei diritti e della dignità di chi la crisi la vive quotidianamente.

Non ci siamo stupiti, quindi, nel vederci ingiungere in tempo record ben 41 avvisi di garanzia, che ci avvertono di essere indagati per danneggiamento, occupazione, (con l’aggravante dell’aver agito in gruppo) ed imbrattamento; reati perpetrati (secondo la questura) durante le giornate del 1/05 e del 1/06.

Eravamo preparati all’entrata in vigore del piano casa e della tolleranza zero verso i movimenti per la casa anche nella nostra provincia: chi libera spazi abbandonati perché vengano restituiti alla città e a chi ne ha più bisogno viene punito pesantemente, mentre gli speculatori e i grandi proprietari prosperano proprio sulla crisi e sulla pelle dei più deboli.

Lo diciamo da sempre: il nostro cuore batte in basso a sinistra, al fianco dei deboli e degli indigenti, delle lotte autogestite e condivise per riconquistare diritti fondamentali, diritti che ogni giorno vengono svenduti e negati da un governo che ha deciso di trattare il dramma dell’emergenza abitativa come un mero problema di ordine pubblico e d’immagine.

Chi, come noi, ha attraversato l’occupazione di via Verona, sa quanto quell’esperienza sia stata distante da un atto criminale e quanto, al contrario, abbia rappresentato l’occasione per riaprire uno spazio straordinario lasciato all’incuria, ma soprattutto per ricostruire un’idea di comunità e solidarietà che da tempo la nostra città aveva dimenticato. Abbiamo visto le mura dell’ex caserma della GdF ospitare feste, merende e giochi per i bambini, assemblee partecipate e moltissime visite di cittadini solidali e altre famiglie in emergenza abitativa.

Nonostante le denunce, nonostante la fatica nel reggere un mese di presidio e occupazione dell’ex caserma (ebbene sì: anche noi studiamo, lavoriamo, abbiamo una famiglia da mantenere), nonostante il clima di repressione e criminalizzazione dei movimenti in difesa del diritto alla casa, pensiamo che il cammino che ci ha portato ad occupare la Banca d’Italia e poi via Verona, abbia rappresentato un percorso unico ed eccezionale. Abbiamo dimostrato come la volontà popolare sia in grado di riappropriarsi dei propri spazi e di ridare vita e dignità ad un luogo abbandonato, abbiamo dimostrato come, attraverso la lotta e l’autorganizzazione, sia possibile riconquistare diritti e forzare soluzioni ritenute impossibili.

L’accordo raggiunto per le famiglie del Movimento per la Casa è parziale e temporaneo e non saranno certo gli avvisi di garanzia o i provvedimenti repressivi a fermare una lotta giusta e imprescindibile affinchè queste ultime possano finalmente uscire dall’emergenza e dalla precarietà.

Non saranno le minacce a far tacere chi ha dimostrato, contando solo sulle proprie forze, che riprendersi spazi e diritti negati è possibile.

Movimento per la Casa Alessandria