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Casa delle Donne: il Comune dice 3106 volte “no”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Oltre 3000 firme a sostegno del progetto che Palazzo Rosso ha respinto con una telefonata.

Mentre in ogni angolo del mondo le donne hanno deciso di diventare protagoniste della lotta alla violenza di genere e, in varie forme, stanno dimostrando di non essere disposte a farsi da parte, ad Alessandria prosegue il cammino verso la Casa delle Donne. Un percorso che l’amministrazione di questa città ha scelto di non continuare al nostro fianco.

Alla richiesta di uno spazio pubblico da destinare al progetto, alla possibilità di prendere una posizione politica a favore dell’autodeterminazione delle donne, alle migliaia di persone che hanno riconosciuto l’importanza di un luogo fisico in cui confrontarsi e sperimentare forme di contrasto alla violenza di genere, la giunta alessandrina ha risposto con un secco “no”.

Lo ha fatto con una telefonata da parte dell’Assessore alle Politiche Sociali Pier Vittorio Ciccaglioni, che il 9 aprile aveva ricevuto una delegazione di Non Una di Meno. Va detto che a quell’incontro era seguito uno scambio di mail, con alcune richieste formali, che si è interrotto a pochi giorni dall’assemblea pubblica del 21 aprile, quando abbiamo ricevuto quella semplice telefonata.

Riteniamo che l’Assessore e l’amministrazione che rappresenta debbano prendersi la responsabilità di ripetere quel no in maniera pubblica, non tanto alle attiviste di Non Una di Meno, quanto alle oltre 3106 persone che, con una firma, hanno chiesto a Palazzo Rosso di sostenere il progetto della Casa delle Donne.
Un progetto a cui, subito dopo il grande corteo dell’8 marzo, abbiamo anche dato forma scritta, in modo che potesse essere letto e preso in considerazione da tutte e tutti.
L’Assessore alle Politiche Sociali non lo aveva fatto, come ha ammesso durante l’incontro con Non Una di Meno.
E’ difficile dire se, in seguito, abbia colmato la sua lacuna o meno visto che, anche nel tentativo di giustificare il suo no, l’Assessore non è mai entrato nel merito dei contenuti del progetto. Il suo esame della nostra proposta, a quanto pare, si è fermato alle prime problematiche di ordine burocratico.
Secondo Ciccaglioni il solo fatto che Non Una di Meno non sia un’associazione giuridicamente costituita, cosa che già in fase di colloquio ci eravamo dette disposte a superare regolarizzando il nostro collettivo, basta a chiudere definitivamente la porta della Casa delle Donne di Alessandria.
Quella porta, però, è stata ormai spalancata da più di 3000 cittadine e cittadini che hanno aderito alla nostra campagna di raccolta firme, dalle donne e dagli uomini che hanno partecipato alle nostre assemblee pubbliche e che hanno già contribuito ad immaginare i servizi che potrebbero essere offerti e ad individuare le necessità a cui rispondere.
A tutte quelle persone era dovuta una presa di posizione esplicita da parte del Comune. A tutte quelle persone non basterà una telefonata per accantonare il desiderio di cambiare una società impregnata di quella cultura patriarcale che, ogni giorno, genera disuguaglianze.
Per questo non ci fermerà un no che non lascia spazio a mediazioni e trattative.

Con queste giornate di sole inizia per noi una nuova stagione di attivismo politico, certe di essere accompagnate ad ogni passo dalla determinazione di chi ci ha seguito finora e di chi lo farà nelle prossime settimane.

Tutte e tutti insieme il prossimo 26 maggio, in occasione dei 40 anni della legge 194, faremo vivere la Casa delle Donne in città.

Non una di Meno Alessandria