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Muri puliti, popoli muti: un appello per cambiare l’articolo 639

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Firmiamo ed invitiamo a firmare l’appello che ha diramato in questi giorni il collettivo artistico Wiola con il preciso intento di modificare la norma dell’art.639 del Codice Penale relativo al reato di “deturpamento e imbrattamento di cose altrui”.
Tale articolo può portare a sei mesi di carcere per una scritta su un muro. Inquadrata nella “lotta al degrado” questa norma rischia di compromettere il futuro e rovinare la vita di tantissime persone.

“Muri puliti, popoli muti”.

Di seguito il testo dell’appello:

Occorre modificare la norma dell’art.639 del Codice Penale Italiano giacché, l’inutile e strumentale guerra contro le tante espressioni autonome, non commissionate e creative per le strade (writing, street art, poesia di strada…) non costituisce la premessa ad una società migliore.
Semplicemente rappresenta lo svilimento delle aspirazioni dei giovani e dei creativi che lottano alla ricerca di spazi di socialità e di concreta realizzazione.

Con una veloce escalation legislativa, conseguenza di una propaganda informativa e culturale votata al populismo, siamo arrivati di fatto ai primi casi giudiziari il cui esito probabile è la carcerazione degli imputati per il reato di imbrattamento. Si, proprio così: oggi si può finire in carcere per usare vernice su un muro, nel nome del decoro.

Stiamo parlando dell’ennesima legge “riempi carceri” e crediamo sia arrivato il momento di riflettere sul vero valore di certi comportamenti: non si può distruggere la vita di una persona perché usa colore su un muro, la legge deve essere misurata per essere credibile.
E’ arrivato il momento che la politica si occupi dei problemi veri delle città, delle diseguaglianze, della crescita scomposta delle metropoli, dell’avanzamento degli estremismi, della cancellazione dello spazio pubblico e luoghi di socialità in nome della gentrificazione: continuare a cercare capri espiatori non è la soluzione.

Nell’era dell’informazione e della disinformazione digitale, la politica ha deciso di accellerare la lotta al graffitismo, per mostrare il volto della propria efficenza e trovare consenso: un gioco basato su strategie di comunicazione che sfrutta l’assioma : decoro urbano = sicurezza, promuovendolo fino a farlo diventare elemento di paura.

Non vogliamo certamente affermare che dipingere sui muri non debba essere normato o che lo spazio altrui dei cittadini non meriti riconoscimento. Stiamo al contrario chiedendo che quanto deciso dal mondo politico debba essere commisurato in modo da non svilire l’intelligenza che è propria dell’essere umano e che deve essere orientata alla costruzione di un mondo migliore e possibile.

“La prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando ci è entrato sono altissime.”
(Edward Bunker)