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Cinque sfratti in sette giorni: la dignità non si sgombera!

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Sette giorni di dignità e passione hanno acceso l’Alessandria che si batte dal basso per i diritti di tutt*.

Mentre la passerella elettorale si va infittendo di nani e ballerine e le bocche dei candidati si riempiono di promesse (e in alcuni casi di razzismo ed idiozia n.d.a.) il Movimento per la Casa è sceso per ben cinque volte in strada a bloccare altrettanti tentativi di sgombero, conclusisi sempre con l’ottenimento di proroghe grazie all’impegno e alla determinazione dei tanti che, su principio di solidarietà, si schierano l’uno a fianco all’altra per difendere la dignità che ogni nucleo familiare dovrebbe avere di diritto: un tetto sopra la testa.

Cinque famiglie, diciotto persone, di cui otto bambini potranno dormire sonni tranquilli avendo allontanato di qualche tempo lo spauracchio di finire da un momento all’altro in mezzo ad una strada.

Diciotto persone, cinque realtà che viste da vicino, vissute fianco a fianco diventano enormi, prendono forma rispetto all’intangibilità delle statistiche e dei numeri che si leggono di solito sui giornali; qualche giorno fa l’Osservatorio Sociale del Comune, in combutta con ATC si autoincensava per lo sgombero di decine di appartamenti occupati abusivamente. Ebbene se invece di ridurle a semplici numeri, quei signori avessero incontrato e guardato in faccia ogni singola persona di quelle famiglie che occupavano quegli appartamenti, la tangibilità di quei volti e quelle vite avrebbe certamente restituito un’immagine più devastante e crudele della parola “sgombero”, perché non sarebbe stato una semplice parola preceduta da un numero, ma avrebbe significato più di un centinaio di vite private della dignità di una casa, non sarebbe stato un mero dato statistico, ma una condanna multipla, un atto disumano.

Questi ultimi giorni ci hanno altresì restituito l’immagine chiara di come il problema abitativo venga affrontato da chi di dovere anche in altre forme, subdole e irrispettose, da una parte quelle dell’ufficiale giudiziario che intima ad una famiglia di accettare l’unica proposta dei servizi sociali: il dormitorio, per un tempo indefinito e senza la certezza di una possibile assegnazione di casa d’emergenza, pur avendone i requisiti; e dall’altra troviamo le minacce delle forze dell’ordine ad una giovane donna di fronte ai suoi figli, minacce fatte dopo aver già ottenuto una breve proroga  grazie alla solidarietà delle tante famiglie presenti per aiutarla, minacce che avevano l’unico scopo di terrorizzare la famiglia.

Dopo nove rinvii, il fatto che la situazione sia talmente incancrenita da far arrivare le istituzioni competenti alle minacce è sintomo che il problema non sta in chi occupa, ma in chi dovrebbe trovare soluzioni dignitose ma a cui, evidentemente, manca la volontà, la forza di difendere effettivamente i più deboli, pur potendo contare su foraggiamenti economici molto poco meritati da parte di chi governa (molto male) la città.

Ancora una volta, anzi, cinque volte, il Movimento per la Casa ha dimostrato come la solidarietà sia un’arma potente nella mani di chi è sempre più abbandonato a se stesso dalle istituzioni, da chi si permette di esultare per gli avvenuti sgomberi ed il ripristino della legalità senza avere la lungimiranza di capire che buttare in strada famiglie non fa che alimentare un circolo vizioso di disagio e povertà destinato ad alimentare il meccanismo dell’occupazione, perché piuttosto che crescere i propri figli senza un tetto sopra la testa, è giusto rialzare la testa ed essere artefici del proprio destino.

Negli ultimi sette giorni abbiamo avuto ancora una volta la prova che se “Alessandria si muove” è sempre e solo nella stessa direzione, quelle della guerra ai poveri, che al Villaggio Profughi e a via Gandolfi, non c’è spazio per inaugurazioni con show imbellettati e “rigenerazione urbana”, ma solo sgomberi e nessuna soluzione.

Ma abbiamo anche avuto la riprova che c’è un’Alessandria che resiste con determinazione e solidarietà, alla soglia delle elezioni, dalla parte giusta della barricata per far sentire la propria voce alla nuova amministrazione: la soluzione al problema abitativo non sono sgomberi e sfratti, che non fanno che alimentare il circolo vizioso di disagio e povertà ma l’assegnazione diretta delle case occupate, in modo da onorare la dignità di chi ha ristrutturato a proprie spese alloggi ATC abbandonati e semidistrutti e ripartire con una gestione più oculata del patrimonio immobiliare pubblico, senza ladrocini, abbandoni e dimenticanze, ma con serietà, umanità e orecchio per i bisogni dei più deboli.

La futura nuova amministrazione sappia che ci saremo, dalla parte di chi lotta, dalla parte degli ultimi, famiglie unite per la dignità di tutt*!

LA DIGNITÀ NON SI SGOMBERA!

Movimento per la Casa

Sportello per il Diritto all’Abitare

attivo tutti i Martedì dalle 18.00 alle 21.00

presso il Centro Sociale Crocevia

via Casalcermelli 49-c

Zona Cristo – Forte Acqui