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La street art ad Alessandria e 108 ragioni per tacere

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Si discute di street art ad Alessandria e molto spesso veniamo tirati in mezzo, alcune volte a proposito e altre a sproposito. Proviamo schematicamente a segnare un punto in una discussione che troviamo difficile, a tratti incomprensibile e lo facciamo non tanto per il gusto di partecipare ad un dibattito un tantino “provinciale” ma per rispondere ad alcune domande che ultimamente ci siamo sentiti rivolgere. Cosa pensate dell’opera di Tellas davanti al nuovo ponte? Cosa pensate e siete stati voi a fare l’adesivo della Rossa che raccoglie le banconote cadute dal sacco di Renzi? E del graffito sotto al muro di Tellas? Per farlo partiamo come sempre da noi.

Nell’inverno del 2009 Omar Garcia e Jordi Galindo dipingono un technomurales al centro sociale Crocevia dopo averlo fatto in numerosi centri sociali italiani.

Omar è messicano, Jordi catalano. Noi paghiamo la vernice, loro dipingono quello che vogliono e non ricevono un Euro per quello che fanno. Solo l’ospitalità e il calore di una comunità in lotta. Di chiedere il permesso a qualcuno per dipingere i muri non ci passa neppure per la testa, né a noi, né a loro. Le loro opere sono da sempre nelle nostre corde ed infatti sui muri del Crocevia vi è spazio per Emiliano Zapata, l’EZLN, l’onda studentesca ed il software libero. Un bel rapporto. Noi sappiamo di avere due artisti amici in giro per il mondo, loro sanno di avere un porto sicuro ad Alessandria.

Jordi torna in città quest’estate e in maniera del tutto naturale torna a dipingere i muri del Laboratorio Sociale. Lo aveva già fatto con un murales interno al laboratorio nel capannone dei concerti, ora è il momento della facciata.

E’ lasciato libero di dipingere ciò che lui desidera. Come sempre rimaniamo entusiasti. Noi sappiamo di avere un fratello artista catalano, Jordi sa di avere un porto sicuro ad Alessandria. I permessi per dipingere la facciata? Non è nostra abitudine, quello che abbiamo é quello che ci siamo presi e quello che ci siamo presi é una piccola parte di ciò di cui abbiamo bisogno. Non chiediamo mai il permesso per essere liberi.

Poi più recentemente, sette anni dopo i primi murales del Crocevia, assistiamo a quella che viene presentata come la prima opera di street art ad Alessandria. Su iniziativa dell’associazione PropostAl e con il sostegno del Comune viene chiamato l’artista Tellas a dipingere la facciata di alcune palazzine ex case popolari davanti al nuovo ponte.

Nel merito nulla da eccepire, felici che un palazzo grigio prenda colore. Solo non ci convince per nulla il tempismo dell’operazione che di fatto imprigiona l’opera nella cornice dell’inaugurazione del Ponte Meier. Un ponte costruito dallo stesso gruppo Gavio che ha pagato le tangenti per velocizzare l’apertura dei primi cantieri del Terzo Valico. Opera devastante contro cui si sono tenute grandi manifestazioni anche ad Alessandria. Non sappiamo se Tellas conosca cosa sia il Terzo Valico e comunque non gliene facciamo una colpa, non sappiamo se i promotori dell’opera di street art che certamente ne hanno almeno sentito parlare ne abbiano discusso con lui. Ci è sembrato un meraviglioso ossimoro. Da una parte un’opera di street art come presunto strumento di rigenerazione urbana, dall’altra un ponte costruito da chi si occupa tutti i giorni di devastazione urbana. Farsi un giro ad Arquata, Serravalle, Novi o Pozzolo per toccare con mano. Il tutto tenuto insieme dal Sindaco più detestato d’Italia, quella delle ordinanze contro le prostitute e i mendicanti, quella che adesso basta stranieri, quella che le occupazioni abitative devono essere sgomberate. Tutti temi che mai si sono conciliati con la street art e contro cui la street art ha storicamente conflitto. Sindaco che pensa bene di invitare all’inaugurazione Matteo Renzi che poi non si presenterà. Una marchetta, l’inizio della sua campagna elettorale. Così ce la siamo vissuta e lo esplicitiamo solo oggi. Abbiamo preferito non fare polemica abituati come siamo a parlare più con le nostre azioni che con la nostra lingua.

Pochi giorni dopo compare l’adesivo della Rossa e di Renzi in via Caraglio.

Lo abbiamo apprezzato e molto per la sua forza comunicativa, per la semplicità del messaggio. Ci ha fatto piacere vedere in un disegno ciò che noi pensiamo di Rita Rossa. Come ha fatto notare Giulia Gastaldo l’opera non ha ricevuto lo stesso trattamento di quella di Tellas ed é stata rapidamente rimossa. Ci ha pensato la rete a diffonderne il messaggio. Ci sarebbe piaciuta una presa di posizione da parte di chi ha promosso il murales di Tellas. Non ci sembra di averla vista e se ci sbagliamo ce ne scusiamo. Quell’adesivo non é opera del Laboratorio Sociale. Ciò che facciamo lo decidiamo insieme in assemblea e ciò che facciamo lo rivendichiamo sempre con rarissime eccezioni. Le nostre fedine penali lo stanno a dimostrare. Non sappiamo chi sia l’autore e francamente il lavoro degli sbirri lo lasciamo molto volentieri agli sbirri.

Dopo arriva un pezzo di analisi di Luza Zanon che proprio non ci convince. La street art é cambiata, ha subito un’evoluzione, la strada da seguire é quella del coinvolgimento dei cittadini per superare la diffidenza. Abbiamo colto questo nelle parole di Luca (comunque ognuno legga il suo pezzo e si faccia la sua idea). Obiettiamo che una parte di street art è diventata questo, ma un’altra parte continua ad essere irriducibile a questa gabbia di compatibilità e continua a conservare tutto ll suo portato di rottura originaria. Non c’è nulla da concertare per scrivere o disegnare su un muro. Muri puliti, popolo muto. Per fortuna c’é chi nella nostra città continua a taggare e graffitare senza chiedere il permesso a qualcuno o il coinvolgimento di altri. Per fortuna c’é chi lo fa senza strane, quanto improbabili, teorizzazioni sulla rigenerazione urbana su cui se troveremo il tempo e la voglia approfondiremo in un prossimo scritto.

Per concludere viene disegnato un nuovo stencil di Rita Rossa sotto il murales di Tellas.

Ancora una volta il messaggio ci é sembrato chiaro per chi avesse voglia di coglierlo. Anche in questa occasione non è stata un’iniziativa del Laboratorio Sociale. Vale lo stesso ragionamento che abbiamo fatto per l’adesivo di Renzi e della Rossa che ha preso posizione su fb: “Avviso ai naviganti e a chi vuole ricamarci su. Queste figurine con il mio volto mi divertono, non ho strappato la prima né coperto questa. Credo però che la libertà e il sorriso della satira non possano prescindere dal rispetto e dalla disponibilità dei proprietari dei muri, soprattutto se non interpellati. In questo caso anche dal rispetto verso l’artista. #figurine” Il Rossa pensiero ci sembra chiaro: ben venga la street art a patto che sia concordata e legalizzata. Il resto è vandalismo. Una posizione che dovrebbe far rabbrividire chiunque ami la street art e anche su questo ci piacerebbe ascoltare le parole di chi si é fatto promotore del pezzo di Tellas.

Poi ci sono state parole che non avremmo voluto leggere. Non abbiamo ben capito quale odio represso abbia Guido Bisagni, in arte 108, nei nostri confronti che su fb ci ha apertamente accusati con queste parole: “Non ho tanta voglia di far polemica ma: pensavo che sta roba bruttissima e provincialissima (chi fuori da Alessandria sa chi é il personaggio ritratto?) apparsa sotto il muro di TELLAS fosse fatta da qualche leghista disperato. Invece a quanto vedo é gente che organizza i 99posse nel 2016. Veramente triste”. E continua in un altro commento: “…Fan polemica perché sto muro é fatto con soldi pubblici e loro stanno in un posto che gli ha dato il comune, finanziato dai soliti giri e rigiri. Penosi. Poi uno si chiede perché la gente non va più in quei posti…”.  A lui diciamo che siamo orgogliosi di organizzare concerti dei 99 Posse nel 2016 e ci dispiace informarlo che l’ultima volta che sono passati per il Laboratorio Sociale vi erano migliaia di persone ad ascoltare la loro performance insieme ai Modena City Ramblers. Oltretutto aspettiamo che 108 ci dica da quali giri e rigiri saremmo finanziati. Come tutti sanno il Laboratorio Sociale non riceve finanziamenti pubblici per scelta da Istituzioni e/o fondazioni bancarie e vive solo ed esclusivamente grazie all’autofinanziamento. Così come tutti sanno che i muri del Laboratorio non sono del Comune ma della Provincia, sono stati occupati, successivamente é stata firmata una convenzione e successivamente la Provincia ha messo in vendita il Laboratorio. Nonostante questo siamo sempre qui per nulla intenzionati ad andarcene anche se qualcuno dovesse comprare i nostri muri. Evidentemente l’essere un artista affermato di street art non significa per forza avere un cervello sufficientemente grande per capire che prima di aprire la bocca bisogna pensare e bisogna informarsi. Speravamo che la strada gli avesse insegnato almeno questo. A noi ha insegnato che chi dice e scrive cazzate fa inesorabilmente la figura del coglione. Anche se si chiama 108.