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Autorizzazioni per Clara e Buona sospese ma bisogna tenere alta la guardia

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

E alla fine il Sindaco di Alessandria, Rita Rossa, ha emesso l’ennesima ordinanza sindacale per sospendere il conferimento dello smarino nel sito della Cascina Clara e Buona.

Dopo avere autorizzato senza troppi patemi l’uso del sito, questa è la seconda volta che cerca di far buon viso alla contestazione popolare del movimento No Tav – Terzo Valico che le ha più volte ricordato perché quell’autorizzazione era decisamente scellerata.

La prima sospensione era stata sbeffeggiata persino nella deliberazione della Giunta Regionale del 18 aprile 2016 con queste parole “la giurisprudenza ha sancito l’inammissibilità del dissenso manifestato successivamente alla chiusura del procedimento, sulla scorta della considerazione per cui un soggetto pubblico che ha contribuito in sede di conferenza di servizi decisoria all’adozione del provvedimento non può, a seguito di un ripensamento dovuto a ragioni di opportunità o motivazioni di carattere politico o dell’essersi accorto della sussistenza di un vizio, richiedere il riesame della questione” (pag.6)

Ora ci riprova con la scusa degli “eccezionali eventi atmosferici dei giorni 24/25/26 novembre 2016“; forse un po’ tardi per “verificare le condizioni di fatto del territorio“?

Ed infatti, nelle premesse dell’ordinanza, scopre che se i luoghi sono sommersi d’acqua non è possibile fare alcun accertamento, se non riscontrare la presenza di detriti, rifiuti, ecc., che inducono “a ritenere necessari ed urgenti ulteriori approfondimenti“. Se avessero controllato prima, sarebbero giunti alle stesse conclusioni; la domanda è perché non abbiano fatto prima i dovuti controlli, compresi quelli sui pericoli che comporta usare come deposito una zona a rischio esondazione, situazione ben nota a tutti ma evidentemente volutamente ignorata dal Sindaco, al quale era stata fatta presente più volte.
Anche perché se in una zona a rischio esondazione si conferisce materiale con amianto e schiumogeni, nel momento in cui si allaga quell’inquinamento non è più un problema del solo sito, ma di tutta la zona raggiunta dall’acqua, che provvede a ridistribuirlo. I campi circostanti, quando andrà via l’acqua, avranno pertanto questa belle eredità: amianto e schiumogeni, e questo si ripeterà ad ogni inondazione.

Sta di fatto che la Rossa non ha gradito essere ignorata da COCIV che, evidentemente e nonostante gli arresti, continua ad ostentare la solita arroganza sul territorio, segno che il cambio al vertice è solo di facciata e COCIV opera con la continua sicurezza di impunità che anche la Rossa ha contribuito ad assicurare, sostenendo tutti i teatrini che si sono svolti dopo il 26 ottobre per far credere che si sia voltata pagina, cosa impossibile col Terzo Valico e tutte le grandi opere.

In particolare deve essersi sentita offesa quando hanno provato a liquidarla escludendo eventuali contaminazioni in base “ad un superficiale esame di tipo visivo ed olfattivo” verbalizzato dalla Regione Piemonte, cosa che se la fa ARPA con un cittadino va bene e al limite sorprende un po’ il Sindaco, ma se lo fa COCIV con il Sindaco, allora diventa motivo di preoccupazione.
Apprendiamo, tra le righe come sempre, che la Regione Piemonte si era già sdraiata il più possibile ai piedi di COCIV, redigendo un verbale non solo visivamente ed olfattivamente, ma anche chiedendo a COCIV di “chiarire entro 10 giorni quali materiali siano stati depositati prima e dopo l’alluvione, ed inoltre se risultino evidenze di fuoriuscita dal sito del materiale conferito, e se sia stata verificata la quota di piena del Bormida rispetto alla quota di progetto della scogliera“.
In quale mondo un ente responsabile di un accertamento si presenta dal controllato, dà un occhio e una sniffata e poi chiede all’ispezionato di andare avanti coi controlli?

Sta di fatto che la Rossa questa volta si è ricordata che la salute pubblica le consente di prendere provvedimenti, anche se sembra farlo anche per accertarsi che non sia il mondo esterno ad avere inquinato il sito più di quanto faccia COCIV (“non siano sufficienti a ritenere assenti aspetti di contaminazione ipoteticamente derivanti, con l’evento alluvionale, sia da trasporti di materiale e sostanze varie dall’esterno“).
Si ricorda anche, potere dell’alluvione, che le zone sono “interessate da falde acquifere di riserva idrica, e che quindi siano necessarie ed urgenti ulteriori verifiche da parte di Arpa Piemonte“; ma questo andava fatto comunque e molto prima!
Stia comunque tranquillo COCIV, si tratta di una sospensione fintanto che ARPA non attesti l’inesistenza di elementi “di pericolo per la salute pubblica conseguente ai recenti eventi alluvionali in prossimità del sito“. Mica vogliono andare a controllare se ha senso usare quella zona come deposito di amianto e schiumogeni, o se ha senso un sito in zona alluvionale e in prossimità di falde acquifere!

E, ad ogni modo, sarà COCIV stesso a dover presentare “una specifica relazione attestante l’assenza nel sito di elementi contaminanti“. D’altra parte, che il sito fosse contaminato da pietre verdi lo afferma l’Osservatorio Ambientale, come annunciato su questo sito Venerdì scorso, ben prima che arrivasse la piena ad Alessandria.
Ma evidentemente meglio fare la solita finta di sgridare COCIV per poi lasciare tutto come prima; tant’è che su Alessandria News leggiamo «Un primo atto, che sarebbe potuto essere accompagnato da “un sequestro” del cantiere, come ha voluto ricordare Rita Rossa».
Ovviamente, con la parola sequestro il Sindaco Rossa si gonfia il petto, ma evita di metterlo in atto. D’altronde l’amicizia fra il PD e il COCIV va avanti da moltissimi anni e non sarà di certo la Rossa a metterla in discussione.