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Trecento sudditi per la regina Iolanda

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Il 29 ottobre si svolgerà ad Alessandria l’Open Space Technology (OST), un evento voluto dai fautori del Terzo Valico per dare all’opera una parvenza di condivisione e partecipazione.
L’obiettivo è semplice: usare altri soldi per pubblicizzare e realizzare un incontro in cui chiedere come utilizzare una piccolissima parte dei soldi sprecati per realizzare un’opera inutile e devastante per il territorio, dal costo spropositato.
In mezzo a questa abbuffata di soldi, la giornata prevede ovviamente un buffet; nel caso non ci fossero abbastanza “volenterosi” o truppe cammellate, la politica insegna che alla fine è più facile trovare chi abbia voglia di mangiare “a sbafo” degli italiani.
Come scritto infatti sul Secolo XIX di sabato 8 ottobre, “La scommessa sta nella riuscita dell’Ost, Open space technology“; se poi potranno dire che all’incontro c’erano anche gli oppositori all’opera, sarebbe una vittoria per la commissaria al Terzo Valico, Iolanda Romano, e i suoi accoliti, sindaci compresi.
Già, perché i Sindaci si sono prestati ad appoggiare l’evento nell’ampio materiale pubblicitario realizzato e persino spedito nelle case di alcune città, come Alessandria e Novi, con tanto di stemmi comunali in bella vista. Addirittura non si sono fatti mancare di contattare le proprie associazioni, anche sportive, ben sapendo che il loro operato avviene al di fuori di un inquadramento politico.
Che poi tra questi Comuni figuri anche quello di Arquata, che fino a pochi giorni prima fingeva di far la voce grossa per il problema del traffico, è indicativo del doppiogiochismo dell’amministrazione.
Per comprendere quanto questo evento sia una presa in giro è sufficiente andare a leggere a cosa è finalizzato e come è organizzato.
Innanzitutto, il tema della giornata è incentrato su un’unica domanda: “Quali opportunità generate dal Terzo valico possiamo cogliere per migliorare l’economia, l’ambiente e il turismo dei nostri luoghi?“.
Il che chiarisce fin dalla premessa che non si potrà discutere l’utilità dell’opera o i danni che porta, ma solo dare suggerimenti per indorare la pillola, illudendosi che verranno recepiti. È infatti assurdo pensare che per un’opera che vogliano imporre alla popolazione non sappiano quali argomenti usare per dimostrarne l’utilità e chiedano a dei semplici cittadini indicazioni su come sfruttarla per migliorare l’economia, l’ambiente e il turismo. Se serve al territorio, spieghino loro come e perché, visto che fino ad oggi si sono ben guardati dal farlo, se non venendo puntualmente sbugiardati.
Fra l’altro, a quale titolo queste persone possono dare indicazioni per un intero territorio, corrispondente a buona parte della Provincia di Alessandria?
Per quanto vogliano far credere che l’evento sia aperto alla popolazione, non si tratta di un incontro pubblico nel vero senso della parola, nel quale tutti possono partecipare o prendere parola in funzione di come evolve la discussione, ma limitato a 300 persone che abbiano preliminarmente fatto richiesta di partecipazione.
Queste persone, sedute in un ampio cerchio, saranno suddivise in gruppi moderati da cosiddetti “facilitatori”, figure appositamente individuate per stimolare da un lato la discussione sull’argomento della giornata (quante belle cose si possono fare con qualche soldino del Terzo Valico) e dall’altro stoppare qualsiasi voce di dissenso, in quanto non pertinente.
È evidente che con queste modalità faranno parlare tanti per non dire niente, perché tolte le presentazioni e il buffet, resteranno a disposizione poco più di cinque ore, cioè 300 minuti per dar voce a 300 persone: nelle migliori condizioni, un minuto a testa, massimo 3 se venissero divisi in 3 gruppi contemporanei da 100 persone. E se da un lato aumentando ulteriormente i gruppi si potrebbe incrementare il tempo a disposizione di ognuno, dall’altro si ridurrebbe la composizione del gruppo e quindi la platea di ascolto e contraddittorio, perché impegnata in un altro gruppo che discute in contemporanea.
E in ogni caso, a tirare le somme della discussione nei singoli gruppi saranno sempre i facilitatori, persone che nelle intenzioni degli organizzatori nulla dovrebbero sapere sul Terzo Valico, dato che il requisito di partecipazione prevedeindipendenza e neutralità rispetto ai contenuti trattati (Terzo valico)“, condizioni impossibili per chiunque conosca l’argomento, favorevole o contrario che sia.
E anche nel caso fossero davvero disinformati sull’argomento, saranno opportunamente indottrinati in un corso di 4 ore che sono obbligati a seguire il giorno prima con “esperti” in facilitazione.
Pertanto, chi si illude di iscriversi per avere 5 minuti di palcoscenico dal quale arringare contro il Terzo Valico sappia fin d’ora che non potrà farlo: non ci sarà materialmente tempo e il “facilitatore” lo stopperebbe subito.
Non basta ancora per capire quanto sia tutta una farsa?
Sebbene i Comuni abbiano promosso tramite i loro siti istituzionali l’iscrizione all’evento indicando la modalità di presentazione e la scadenza, si sono guardati bene dal dare completa informazione al riguardo.
Evidentemente non avrebbero fatto bella figura a scrivere esattamente cosa comporta la partecipazione, per quanto lo sappiano benissimo, come dimostra il documento allegato.
In particolare: “L’iscrizione sarà effettiva SOLO dopo la conferma: infatti tutti coloro che avranno inviato la scheda compilata verranno contattati telefonicamente da una segreteria organizzativa per verificare la disponibilità a partecipare e confermare i dati Comunicati. Sarà opportuno fare delle verifiche a campione su coloro che chiedono iscrizione, e recepire le autorizzazioni per la privacy (ancheper poter trasmettere gli elenchi alla Prefettura per opportuni controlli)“.
Avete letto bene: iniziano annunciando che è un evento pubblico, aperto a tutti i cittadini, per poi passare piano piano alla richiesta di iscrizione con un massimo di 300 persone, fino ad arrivare al vincolo di essere ricontattati per confermare la partecipazione, ma soprattutto “verificati” di essere di gradimento e poi schedati in Prefettura per gli opportuni controlli. Controlli?
Se non è un sistema da Stato di Polizia, poco ci manca, altro che incontro pubblico!
E tutto questo a quale costo? Materiale pubblicitario, riunioni preliminari, commissioni, comunicazione massiva nelle cassette della posta, buffet e quant’altro per giustificare un’opera comunque imposta.
Al commissario al Terzo Valico, Iolanda Romano, e a tutta la cricca del TAV non interessa per nulla l’opinione delle persone, tantomeno se contrarie all’opera; se fossero state disposte ad ascoltare, il Terzo Valico sarebbe stato cancellato da tempo, perché nulla hanno saputo obiettare alle ragioni che ne denunciavano l’inutilità e la pericolosità per l’ambiente e la salute pubblica.
L’unica finalità dell’incontro è avere sudditi che, chiamati a raccolta, permettano loro di dire il giorno dopo che il territorio ha partecipato a un progetto accompagnatore del Terzo Valico; meglio ancora se fossero presenti figure riconducibili al Movimento che da anni si oppone.
Senza tanti giri di parole, chi parteciperà a un simile evento sarà di fatto un collaborazionista che con la sua sola presenza aiuterà i fautori dell’opera, invasori e occupanti del territorio, a far credere alle popolazioni locali di essere ben voluti e portatori di benessere.
Il Movimento No TAV Terzo Valico non ha mai partecipato e mai parteciperà ad incontri che non siano apertamente pubblici, dove chiunque possa intervenire senza dover essere schedato, e soprattutto che non mettano sul piatto l’opzione zero, ovvero abolire l’opera.
Per questi motivi, onde evitare qualsiasi strumentalizzazione, il Movimento No TAV Terzo Valico non parteciperà a quella giornata, né invierà chicchessia a rappresentarlo.
Lo stesso dovrebbero fare tutti quanti si ritengono contrari al Terzo Valico, perché la loro presenza testimonierebbe l’opposto di quanto perseguono quando dicono di contrastare l’opera.
E chi non fosse ancora convinto, tenga presente che potere dire NO è una libertà preziosa da difendere; sentirsi in obbligo di partecipare a un pseudo momento democratico come quello del 29 ottobre, non è più libertà ma un triste abbassare la testa e andare dove lo stato sovrano vuole.
Anche per questo motivo si dovrà dire NO alla partecipazione del 29 ottobre e NO al referendum costituzionale, per garantirsi la liberà in futuro di potersi ancora opporre a scelte scellerate imposte da una piccola oligarchia di politici e lobby.