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Rivalta Scrivia Sciopero Interporto: contro il Jobs Act e la repressione!

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Dopo l’articolo di cronaca pubblicato nei giorni scorsi pubblichiamo il comunicato stampa del sindacato Si Cobas e il video dello sgombero del blocco dei facchini. Ribadiamo la nostra più totale solidarietà e complicità con la lotta dei facchini.

Ieri, lunedì 06/05/2016, con forza e determinazione i lavoratori delle aziende LVS, BPB e New Coop appaltate presso l’Interporto di Rivalta Scrivia sono riscesi in sciopero, il terzo dopo quello di febbraio e di aprile, per ribadire la più ferma opposizione all’operazione di pesante ristrutturazione che la Katoen Natie – multinazionale belga gestore dell’Interporto – sta portando avanti, attraverso un cambio d’appalto che, oltre a porre nuove e peggiori condizioni a tutta la forza lavoro presente in Interporto, prepara le condizioni per nuovi tagli salariali e di personale.

Un blocco continuativo di più di 10 ore, che a partire dalle 2,30 del mattino ha bloccato le diverse entrate dell’Interporto, con centinaia di mezzi e bilici che nell’arco di tutta la mattinata si sono incolonnati lungo la zona adiacente l’interporto, con una paralisi, di fatto, di ogni attività all’interno dello snodo logistico e con grande agitazione da parte della dirigenza Katoen Natie.

Il picchetto compatto degli operai dell’Interporto sostenuti da lavoratori e solidali provenienti da altre aziende circostanti e dai coordinamenti provinciali di Pavia, Milano, Piacenza e Genova ha dimostrato compattezza e determinazione nel portare avanti la battaglia, nonostante le diverse intimidazioni fatte dai responsabili aziendali e nonostante le indebite pressioni esercitate sul resto dei dipendenti nel tentare di rompere il picchetto.

Il fatto che nessuno dei lavoratori abbia ceduto a queste provocazioni provando a forzare il presidio davanti ai cancelli, da il senso di come la battaglia degli operai organizzati nel S. I. Cobas trovi consenso, rispetto e implicitamente appoggio nella maggioranza dei lavoratori che sono ben coscienti delle pessime condizioni che la Katoen sta cercando d’imporre, nonostante le tante pressioni, le minacce e il ricatto occupazionale (“o firmi il nuovo contratto o se fuori!”) che committenza e cooperative stanno portando avanti in queste settimane.

Infatti, l’accordo di cambio d’appalto firmato dalle eterne conniventi Cgil, Cisl e Uil lascia poco spazio alla fantasia e alle illusioni prevedendo: introduzione dei “licenziamenti facili”, trasferimenti e demansionamenti con l’applicazione del Jobs Act a tutti i lavoratori; firma di un accordo tombale con cui i lavoratori dovrebbero rinunciare a tutti gli arretrati accumulati negli ultimi 5 anni (che ammontano a decine di migliaia di euro per ogni lavoratore) in cambio di cifre simboliche e irrisorie; applicazioni di deroghe dal CCNL che prevedono l’aumento della possibilità delle aziende a utilizzare personale precario e mancato pagamento della malattia al 100%; calcolo semestrale dello strordinario che si tradurrà in un taglio netto del salario.

Di fronte a queste condizioni capestro i lavoratori hanno scelto la via della lotta e dello sciopero contro l’applicazione del Jobs Act, per l’apertura di una trattativa sugli arretrati e sui criteri sulla base dei quali sono state compilate le liste dei lavoratori oggetto del passaggio d’appalto.

Il fatto che verso le 13,30 siano intervenuti i reparti anti – sommossa con lo sgombero forzato del picchetto, trascinando e spingendo via dai cancelli decine di lavoratori pacificamente seduti per terra, da il senso della durezza dello scontro ma anche della paura che hanno – tanto la Katoen, quanto le forze dell’ordine – di fronte all’incisività dello sciopero e alla possibilità reale di allargarsi e intrecciarsi ad altre lotte e situazioni, in maniera particolare in un territorio come quello alessandrino.

Anche perché non ci tratta “solo” di una vertenza meramente sindacale, ma ci troviamo davanti a uno scontro che é anche direttamente e immediatamente politico e centrato sull’applicazione del Jobs Act e di tutta la legislazione anti-operaia ad esso collegato. Cogliere questo elemento ci permette di rilanciare la lotta all’Interporto di Rivalta Scrivia, riuscendo a declinarla come anche momento e occasione di rilancio della battaglia complessiva contro il Jobs Act, ritrovando materialmente quelle pratiche conflittuali e quella prospettive di classe che stanno infiammando da mesi le piazze francesi e belghe e che riscaldano parecchi cuori anche in Italia.

In questa prospettiva facciamo appello ai lavoratori, compagni e solidali per dare sostegno e solidarietà a questa battaglia, anche perché se il tavolo prefettizio convocato non darà soluzione alle richieste poste, la risposta dei lavoratori non potrà che essera solo una: SCIOPERO!