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Poker di rinvii per il Movimento per la Casa

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Sono ben quattro gli appuntamenti che attendevano il movimento per la casa in questa mattinata di metà marzo. L’ufficiale giudiziario si è presentato puntuale accompagnato da diversi rappresentanti delle forze dell’ordine e della digos, ma hanno trovato altrettanto puntualmente gli attivisti del movimento per la casa ad interdire gli sfratti da case popolari di proprietà dell’Atc. Tutti gli sfratti programmati sono stati rinviati a Settembre grazie alla fermezza degli attivisti sostenuta dalla forza incrollabile della ragione. Lo scempio degli sgomberi coattivi delle case popolari occupate da chi, stanco di vedersi impantanato in graduatorie che hanno valenza sempre più ridicola, decide di dare un tetto sopra la testa a sé e alla propria famiglia riprendendosi quella dignità che è sua di diritto, avviene da qualche tempo con l’ausilio della forza pubblica. Gli ufficiali giudiziari e gli architetti atc tentano con questa subdola accortezza di intimorire gli occupanti. L’arma del timore reverenziale nei confronti della divisa non è l’unico strumento che i rappresentanti atc tentano di utilizzare per effettuare gli sgomberi, si macchiano di ben peggiori e basse modalità coercitive come la minaccia di affidare i figli minori di chi è sotto sfratto ad altra famiglia, millantando l’appoggio del Cissaca ovvero l’ufficio dei Servizi Sociali alessandrino. Il cissaca dal canto suo si sottrae a questa chiamata in causa, asserendo, a ragione, di non avere alcuna normativa a sua tutela nella messa in atto tale provvedimento.

Come spesso accade gli ufficiali e i rappresentanti atc tentano di colpire nei punti deboli di ogni essere umano , ovvero sulla famiglia e sui suoi componenti più indifesi: i bambini. Tutto questo avviene in uno stato dove il valore della famiglia viene sbandierato in piazza con giornate come il Family Day da vari partiti tra i quali si trovano anche rappresentanti del governo, mentre gli stessi governanti legiferano in direzione opposta con provvedimenti infami, come l’articolo 5, atti a sfaldare le famiglie e a rendere loro impossibile una vita dignitosa, costringendoli alla strada.

Il numero di famiglie occupanti di case popolari costrette ad affrontare ufficiali giudiziari e tentativi di sfratto continua a crescere e appare sempre più evidente che, di fronte alla determinazione dell’Atc, l’unica strada percorribile per chi non vuole rinunciare al diritto alla casa è organizzarsi insieme ad altri per rispondere con forza a chi pensa di risolvere l’emergenza abitativa con la violenza degli sgomberi.