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Ettore Incalza arrestato… troppo tardi!

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

…e tutti coloro che lo hanno nominato e protetto?

di Antonello Brunetti

Il giudice Ferdinando Imposimato, nel suo libro CORRUZIONE AD ALTA VELOCITÀ fa continui riferimenti, in una riunione del 1995 dell’Antimafia,  all’Amministratore delegato della TAV spa Ercole Incalza, definendo le sue relazioni “evasive, omertose, sospette e deplorevoli”. Dopo l’udienza Imposimato accusa Incalza di aver favorito il pagamento di tangenti da parte delle imprese camorristiche con due risultati precisi: riciclare i soldi e accaparrarsi le risorse dello Stato. Il tutto con i pareri favorevoli delle Commissioni, della Corte dei conti, del Consiglio di Stato, tutti quanti profumatamente ripagati con incarichi supplettivi.

Ce n’é anche per Prodi allora all’IRI.

A pag. 106, presentando le figure dei corruttori Pacini Battaglia e Lodigiani si fa riferimento a documentazione su Lorenzo Necci e Incalza in merito a tangenti versate da imprese a pubblici amministratori e a partiti.

I giudici di Perugia nel 1996 definiscono l’affare TAV “la madre di tutte le tangenti” con a capo Lorenzo Necci ed Ercole Incalza.

Salvatore Portaluri, presidente del Tav negli anni 1990-91, cerca di tenere pulita tutta la vicenda, ma alla fine, dopo le sue dimissioni date per non essere complice di una gigantesca truffa ai danni della comunità,  Necci lo sostituice con Incalza.

Conosco Incalza da almeno 22 anni, quando, proveniente dalla sinistra ferroviaria di Signorile e Craxi, divenne il capo del TAV nel 1991 in sostituzione di Portaluri (l’unico dirigente onesto) e alla destra di Lorenzo Necci.

Ho avuto anche modo di incontrarlo durante un convegno a Firenze organizzato dagli amici del Mugello: una grande spocchia e arroganza, sia nell’atteggiamento che nelle sue risposte. Poi ho visto il suo percorso successivo a fianco di tutti i partiti di governo e dei vari ministri alle infrastrutture sino alla recente riconferma di Renzi e Lupi. Ben 14 procedimenti giudiziari avviati nei suoi confronti, ma svicolato da tutti (magari anche da questo quindicesimo!) e tutte le volte mi sorprendeva il fatto che fossero arrivati così tardi a lui. Dal 1991 siamo arrivati al 2015.  Decisamente troppo tardi!

Di lui scrivevo con Gianfranco Isetta nel giugno scorso quanto appare nell’allegato sotto riportato (link)

In un intervento di tre mesi fa, con un’ampia rassegna sul livello di disonestà che caratterizza quasi tutti i personaggi politici legati alla vicenda del TAV Terzo Valico, di lui dicevo “Ercole Incalza, confermato da Renzi a capo della struttura tecnica di missione che cura le grandi opere, nonostante sia indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all’abuso a Firenze perché avrebbe agevolato il consorzio Nodavia (capeggiato dalla coop rossa Coopsette) impegnata nei lavori dell’alta velocità di Firenze, in combutta con la presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti, ex presidente dell’Umbria.

Ercole Incalza è dal 1991 che ci conta balle sull’alta velocità, ed è stato coinvolto dai giudici in reati legati alla Pubblica amministrazione, indagato in vent’anni ben 14 volte. Ad esempio con l’accusa di truffa aggravata nei confronti dello Stato per la questione dei fori pilota del Terzo Valico nel 1998, reato dal quale non fu assolto, ma che andò in prescrizione con le lungaggini create ad arte dagli avvocati e dai politicanti”.

Non ho molta fiducia su questa ulteriore inchiesta, qui parliamo di persone sfuggite a “Mani pulite” e che hanno collegamenti a larghissimo raggio in quasi tutti i partiti e agganci a politici caratterizzati dalla memoria volutamente assai corta, dalla coda di paglia e colmati da congrui benefit personali o famigliari.

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