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Report della due giorni No Tav in Val Verde “sopra il cantiere sotto le stelle”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

E’ stata una bella e densa due giorni no tav-terzovalico quella svoltasi in Valverde in questo week-end di un inizio settembre stranamente caldo. L’iniziativa, ribattezzata “Sotto le stelle, sopra il cantiere” è  iniziata sabato mattina con il risveglio della quieta Campomorone attraverso  un volantinaggio e la seguente rumorosa carovana di macchine addobbate di  bandiere notav dirette a Isoverde. Da qui si è partiti in corteo verso il cantiere della Finestra Cravasco,  cantiere molto attivo negli ultimi mesi e già teatro di una manifestazione molto intensa e partecipata il 3 agosto, in risposta alle cariche e ai lacrimogeni del  30 luglio ad Arquata.

Non scoraggiati dall’anomala calura di un mezzogiorno rovente, i No Tav, attraverso una battitura costante e rumorosa, hanno raggiunto,  presidiato e bloccato l’ingresso del cantiere da cui, per alcune ore,  non sono entrati né usciti i mezzi che quotidianamente sfrecciano minacciosi e pericolosi per le tortuose vie che scendono da Cravasco verso Genova.  Solo con due ore di ritardo rispetto ai normali orari della pausa pranzo, con il surreale cordone di mezza digos genovese e dei blindati di polizia a garantirne l’uscita, e con l’altrettanto anomala deviazione attraverso la lunga strada a monte del cantiere per raggiungere le trattorie che a valle distano invece solo poche centinaia di metri, un furgone carico di  tute arancioni (gli operai del cantiere) è uscito dal cantiere per raggiungere l’agognato pranzo.

Lo sforzo della questura impiegato nella difesa dell’Alta velocità è risultato una volta di più tanto apparentemente sproporzionato nei  numeri quanto significativo nella sostanza; che la Questura genovese abbia deciso di impegnare venticinque uomini della cosiddetta polizia politica (la Digos) e 5 blindati di celerini (schierati nel piazzale dentro il cantiere) a protezione del cantiere è infatti indicativo di cosa rappresenti il Terzo Valico sia come priorità nell’agenda delle mafie politiche-affaristiche al potere sia nella considerazione di chi ha deciso di opporsi ad esse.
La blindatura feroce del cantiere a seguito del recente blocco avvenuto del 3 agosto (il cancello e il perimetro che dà sulla strada sono stato rinforzati da spesse lastre di metallo che ne impediscono la visuale all’interno) è un’ulteriore dimostrazione della necessità di adeguare architettonicamente il controllo militare di questa situazione.

Verso le 16, i Notav hanno dismesso il blocco e hanno raggiunto il magnifico prato del Monte Carlo, significativamente collocato a metà strada tra il Passo della Bocchetta e il cantiere, su cui il Monte Carlo stesso incombe con la forza di una montagna che offre il nido a splendidi rapaci. Godendo di una vista sugli appennini e su tutte le vallate fino al mare che rendeva immediatamente comprensibile a chi c’era la necessità di opporsi e fermare un’opera devastatrice di luoghi simili, è stato montato il campeggio e si è svolta una partecipata assemblea. Chi è rimasto dopo l’assemblea ha condiviso la cena generosamente offerta dai compagni piemontesi e una notte sotto le stelle cadenti. Si dice che la notte porta consiglio; sicuramente una notte così, in un luogo e sotto un cielo simili, non può che aver portato molte idee e buoni consigli sul futuro della
lotta ai notav accampati. La mattina successiva ci si è diretti a pulire e “correggere” l’ardito sentiero che da sempre collega Isoverde al Monte Carlo affinché chi abita questi luoghi possa scrutare, dall’alto, lo scempio che vuole rovinarli e cancellarli, per sempre. Il cantiere era fermo, difeso solo dagli onnipresenti poliziotti, e le grida contro la devastazione in atto sono risuonate forti nella vallata. Dopo un’altra mezza giornata di condivisione, discussione e convivialità, il campeggio si è chiuso in giornata tra le risate dei notav che hanno scorto la digos appostata tra i cespugli dirimpetto al prato in atteggiamento da guardoni intenti a fotografare e filmare l’accampamento.

Dal lato genovese e ligure dell’appennino ci sono mille e una ragioni per opporsi al Terzo Valico e alle grandi opere. Starà all’intelligenza della lotta toccare i tasti giusti e trovare le chiavi di volta per farle dilagare e vincere. Intanto chi è stato a questa due giorni sotto le stelle sopra il cantiere, per la bellezza dei luoghi e per la piacevolezza della situazione
vissuta tra i presenti, non può non aver colto un paio tra le più importanti tra di esse. Al di là dell’appennino, dal lato piemontese, di ragioni ce ne sono altrettante, alcune comuni, altre peculiari di quei luoghi e della loro storia. Mercoledì 10 settembre, ad Arquata, sarà un’occasione, l’ennesima, per comprenderle e per difenderle. E’ importante esserci, è la stessa lotta. Il passo della Bocchetta vigila nel mezzo, sovrastando i cantieri e tenendo vicine, e amiche, le stelle.

Tratto da noterzovalico.org