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Arrivano le prime proroghe per le famiglie occupanti di Via Verona 7

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

A distanza di quasi due settimane dalla straordinaria giornata in cui il Movimento per la Casa ha aperto le porte dell’ex caserma di via Verona 7 alla città, molte cose sono cambiate, a partire dagli effetti che l’occupazione dello stabile ha sortito nel dibattito cittadino. Se da un parte la sorprendente partecipazione alle iniziative e alla vita quotidiana all’interno dell’ex caserma da parte di famiglie, attivisti e cittadini solidali, ha continuato a dimostrarsi massiccia e costante, dall’altra parte si è assistito ad una continua escalation mediatica riguardo l’emergenza casa. A partire da dibattiti promossi da associazioni cittadine, passando per gli articoli di analisi sulla presenza di spazi colpevolmente abbandonati in città fino alle dichiarazioni del prefetto, che si è trovato costretto a partecipare al gioco delle parti della politica cittadina (impersonando il suo ruolo preferito: quello di chi si lava le mani di un’emergenza sociale dilagante, riducendola ad un problema di ordine pubblico), il problema abitativo si è prepotentemente imposto sulle prime pagine dei giornali. L’eccezionale risposta dell’opinione pubblica, che si è dimostrata in larga parte sensibile e solidale alle vertenze e ai metodi del Movimento per la Casa, ha impedito alle istituzioni di nascondersi ancora una volta dietro al muro del silenzio. Dopo la prima settimana di occupazione si è infatti aperto un canale di dialogo con l’amministrazione comunale che ha comunicato la disponibilità a trovare una soluzione alternativa per le 15 famiglie sotto sfratto organizzate con il Movimento per la Casa.

Convinti che le decisioni sul da farsi debbano necessariamente essere sottomesse al raggiungimento di un risultato il più possibile dignitoso per la vita quotidiana e la tranquillità delle famiglie, gli occupanti si sono dimostrati disponibili al confronto che, negli ultimi giorni, ha prodotto la prima grande vittoria: la creazione di un fondo che garantisce la copertura degli affitti per le famiglie morose di via Romera e di via San Francesco a Spinetta e la conseguente proroga degli sfratti al prossimo 8 gennaio 2015. Attivisti e famiglie sono però coscienti che questo risultato, benchè importante, sia solo parziale: è necessario trovare una soluzione dignitosa anche per le altre famiglie sotto sfratto e per quelle che attualmente non hanno una casa. Finchè la risoluzione dei casi in emergenza non sarà raggiunta in toto, il Movimento proseguirà con l’occupazione dell’edificio di via Verona.

Oggi più che mai, di fronte a questo quadro, il Movimento per la Casa può affermare che la lotta paga: dopo un percorso durato mesi, durante i quali sono stati bloccati sfratti,è stata occupata la sede del PD, la Banca d’Italia, ed ora l’ex caserma GdF, i risultati non si sono fatti attendere.

Di fondamentale importanza è il carattere di questi risultati: non soltanto si è riusciti ad ottenere una soluzione (seppur sul medio periodo) per le famiglie organizzate con il Movimento, ma anche l’impegno, da parte dell’amministrazione, di prendere complessivamente in carico il problema di tutte le famiglie Alessandrine che rischiano lo sfratto. Di questo si tratta quando ci si riferisce alla delibera della giunta comunale riguardante “strumenti e azioni per affrontare le problematiche abitative sul territorio comunale”.

La creazione del fondo per gli affitti di via Romera (un piccolo argine nel quadro complessivo delle emergenze) è la prova tangibile di come l’autorganizzazione dei cittadini possa forzare le istituzioni a trovare risposte fino ad ora impensabili. La proroga degli sfratti fino al prossimo gennaio, l’impegno a non lasciare le altre famiglie senza un tetto e la delibera della giunta comunale sul problema abitativo (anche se si tratta di soluzioni parziali e comunque non definitive)rappresentano un importante successo nella lotta sul tema della casa, dopo più di due anni e mezzo di sostanziale silenzio e disinteresse da parte di politica e istituzioni.

Senza la creazione di una rete di solidarietà organizzata decine di famiglie indigenti oggi sarebbero in mezzo alla strada, con la complicità dell’amministrazione comunale che ora, invece, si mette nuovamente in gioco per rispondere concretamente alla negazione di un diritto fondamentale.

In attesa di ulteriori avanzamenti nella trattativa, gli attivisti e le famiglie del Movimento per la Casa si possono dire soddisfatti dei risultati fin ora ottenuti, consapevoli inoltre, di aver riaperto alla città uno stabile di straordinaria bellezza e dalle grandi potenzialità.