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Scoperto chi lavora nel cantiere di Radimero ad Arquata

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Quando Cociv a inizio Novembre dell’anno scorso arrivò ad Arquata al cantiere di Radimero si susseguirono giornate concitate e determinata fu la risposta messa in campo dal movimento. Quando poi il 14 Novembre venne issato il cartello dell’esecuzione dei lavori, non sfuggì a nessuno l’anomalia rappresentata dal fatto che fossero coperti i nomi del responsabile dei lavori e della ditta subappaltatrice. Seguì il periodo in cui alcuni operai continuarono il taglio degli alberi presenti nell’area recintata e la bonifica ordigni bellici, salvo poi scomparire e lasciare il cantiere in un pressochè totale stato di abbandono sotto la sorveglianza di alcune guardie giurate. Solo recentemente qualche operaio si è fatto timidamente rivedere in compagnia di una ruspa per eseguire uno scavo che è poi stato ricoperto. Nessuno è poi più riuscito a sapere quale fosse la ditta aggiudicatrice del subappalto per lo scavo del tunnel di valico direzione Genova che dovrà incominciare proprio da Radimero.

Nei giorni scorsi, grazie all’intervento di madre natura, l’adesivo a copertura del nome della ditta si è staccato e si è potuto finalmente leggere la scritta: “ATI LAURO S.P.A. – I.L.E.S.P S.R.L” dove ATI starebbe per associazione temporanea di impresa e Lauro e Ilesp sono i nomi delle due ditte che hanno costituito l’associazione.

Della Lauro abbiamo già scritto diverse volte (qui la visura camerale), trattandosi della stessa ditta all’opera in quel di Voltaggio nello scavo della Finestra Vallemme. Trattasi di un’azienda di Borgosesia, colosso delle costruzioni, coinvolta in un primo scandalo per aver pagato una tangente da 20.000 Euro per ottenere l’appalto di una strada e più recentemente tornata al centro della cronaca per essere stata accusata, in seguito ad un’indagine sui lavori di realizzazione della metropolitana di Torino da parte della Guardia di Finanza, di truffa aggravata ai danni dello Stato per false fatturazioni, aver fatto eseguire lavori ad una ditta priva delle necessarie certificazioni e cosa ancor più grave aver fatto fatturare resine e armature necessarie per i lavori di consolidamento delle gallerie salvo non averle utilizzate, consentendo un risparmio, secondo l’accusa, di 1.250.000 Euro. (Qui è possibile approfondire la vicenda)

Sapete che cosa rispose Ambrogio Tarditi uno dei soci della ditta ed esponente della famiglia fondatrice della Lauro alla richiesta di spiegazioni formulata da un giornalista? “Non ho dichiarazioni da fare”.

La Ilesp è invece una ditta umbra fondata nel 1990 (qui la visura camerale), un altro colosso del settore che si occupa della realizzazione di tunnel in diverse parti d’Italia. Sul suo conto, miracolo, non siamo riusciti a trovare nulla di irregolare, ma la ricerca non è ancora finita e rammentiamo l’antico adagio popolare del “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.

Ci troviamo comunque davanti al fatto che una ditta (La Lauro Spa), incriminata neppure un anno fa con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, dovrà gestire la situazione delicatissima dello scavo del tunnel di valico con conseguente estrazione di 2.380.525 metri cubi di smarino in una zona dove secondo la Regione Piemonte vi sarebbe il 50% di possibilità di incontrare pietre verdi potenzialmente contenenti amianto.

Sarebbe come affidare un intervento chirurgico delicatissimo a un medico incriminato con l’accusa di aver fatto morire con dolo un suo paziente.

C’è molto di cui preoccuparsi e questa notizia deve costituire uno stimolo in più per continuare la lotta contro la costruzione del Terzo Valico. Per difendere la propria terra dalla distruzione e la propria salute e quella dei propri figli dal rischio amianto.