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Report incontri “Abitare nella crisi” Torino-Cosenza 14 e 15 dicembre 2013

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

da abitarenellacrisi

La decisione di darsi due luoghi di confronto non sembra aver danneggiato la due giorni di abitare nella crisi. Sia a Torino che a Cosenza ci si è parlati in tanti e tante con una sintonia davvero interessante. Come al solito ci sono facce nuove e altre che non ce l’hanno fatta ad esserci, però la relazione dentro questa rete che non è un recinto sembra funzionare ancora. Il calendario che è uscito fuori da questi incontri non è solo un elenco di date, ma il frutto di un ragionamento approfondito e di una consapevolezza del ruolo che svolge questa dorsale sociale nazionale, composta da tante differenze che non vogliono essere sommatoria di alcunché. La sollevazione del 19 ottobre tornata sui territori si è data così un nuovo momento di confronto dopo le giornate del 9 e 10 novembre a Roma.

Sono molte le questioni di cui ci si è occupate/i sia nelle plenarie cosentine che nei tavoli torinesi e tra queste si è sottolineato come nonostante le continue mobilitazioni, le resistenze diffuse, le necessità rappresentate da sindaci e Anci, non sia arrivato un blocco serio degli sfratti. Evidentemente la dottrina Lupi prevale e le uniche cose che si raccolgono sono tregue natalizie e parziali. Per questo dal 15 al 22 gennaio 2014 si propone di dare vita ad una settimana di mobilitazione nazionale dislocata nei territori, un’iniziativa che però non ha al centro solo la questione sfratti ma assume connotati più larghi nel praticare il diritto all’abitare. Significa che le mobilitazioni riguarderanno prefetture, comuni, regioni, aziende municipalizzate e non, che gestiscono patrimonio pubblico, energia, acqua, salute, servizi sociali, formazione e studio, accoglienza. Una settimana di iniziative sia di denuncia che di riappropriazione, laddove l’occupazione di edifici abbandonati non solo si rende sempre più necessaria per far fronte alla problematica sfratti, ma diventa anche strumento essenziale per l’attivazione di percorsi di ricomposizione sociale e politica dentro i quartieri ed i territori.

Nella costruzione di questa settimana si misura anche la trasformazione degli sportelli di lotta e dei luoghi di incontro/organizzazione che nel tempo ci siamo date/i. A detta di tante realtà la declinazione dell’abitare non solo come tetto o riappropriazione di reddito indiretto, diventa sempre più un esercizio di sovranità sociale sui territori e sulla vita, quindi affronta il tema della precarietà e della dignità, dei diritti via via cancellati e del mutuo soccorso, di un disegno dei territori e delle città che nasce dal conflitto, in forma meticcia. Per questo è emersa anche la necessità di arrivare ad una giornata di confronto tra sportelli e simili a livello nazionale, Napoli sta valutando la possibilità di ospitare questo appuntamento verso la fine del mese di febbraio o all’inizio di marzo.

Le ultime mobilitazioni hanno visto un sempre maggior protagonismo delle/dei migranti stimolando le assemblee territoriali a provare a confrontare e mettere in relazione il diritto all’abitare con le lotte contro lo sfruttamento all’interno del comparto agricolo. Sono anni che assistiamo alle stesse scene, da nord a sud, da Saluzzo a Rosarno, in cui centinaia di lavoratori stagionali, impegnati come braccianti agricoli, sono costretti a “vivere” in condizioni spesso oltre il limite della dignità umana. Territori e condizioni che sono il frutto di una persistente “governance coloniale” del fenomeno migratorio e che non possono lasciarci inermi ed indifferenti. Come per le metropoli anche per le campagne, il territorio diventa immediatamente campo di battaglia dove rovesciare i paradigmi dello sfruttamento e della miseria e luogo di riappropriazioni possibili: dalla casa, alla terra, al reddito.

Il diritto di resistenza e la libertà di movimento hanno attraversato gli interventi sia a Torino che a Cosenza, dove si è molto discusso sul tema legalità/illegalità diffusa, spontaneismo, legittimità delle pratiche di riappropriazione. Si propone perciò che nel nuovo appuntamento di Napoli (da verificare) anche questo tema trovi visibilità e produca un confronto, verso quella mobilitazione necessaria contro i processi repressivi in atto dentro la crisi e gli inasprimenti prevedibili per contrastare le pratiche di confitto prodotte, mobilitazione rilanciata dalle assemblee di Bussoleno e di Roma di sabato 7 dicembre.

Tutte e due le giornate, sia a Cosenza che a Torino, hanno tenuto conto della fase particolare che stiamo vivendo. Si è fatto riferimento alle mobilitazioni dei cosiddetti “forconi” e alle caratteristiche sociali e politiche di questo fenomeno che in alcune città ha riempito le piazze. Di come ogni realtà ha ragionato, è stata per la strada, ha cercato di capire. Di come laicamente ci si è misurato con un fatto complesso che ci racconta di un disagio di un ceto medio impoverito, di operazioni strumentali dei fascisti, di una distanza tra il paese reale e chi lo governa, di una possibile via d’uscita a destra dentro la crisi. Qui il lavoro che quotidianamente molti fanno nei territori può fare la differenza, nel deserto sociale prodotto anche dalla sinistra, i movimenti sociali e la rete abitare nella crisi sono chiamati ad una responsabilità nuova. Ancora più grande di quella assunta con l’indizione della sollevazione del 19 ottobre. D’altra parte lì c’era un’intuizione e una soggettività che si è messa in gioco, con un risultato notevole raggiunto. Ora occorre ripartire da lì e tornare a connettere quella ricchezza per dispiegarla poi come virus nella società, un virus che diventa anche anticorpo contro ipotesi reazionarie, xenofobe e omofobe. Da qui la necessità di un nuovo appuntamento nazionale per i movimenti sociali che si sono intrecciati tra loro il 19 ottobre e che si sono incontrati prima a San Giovanni con il sindacalismo conflittuale e poi tutti insieme nell’acampada di Porta Pia.

La rete abitare nella crisi propone le date dell’8 e 9 febbraio per un grande momento di confronto e connessione sociale che rilanci l’idea di tornare a Porta Pia a primavera prossima, accettando di entrare in rotta di collisione con il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile annunciato dal presidente del consiglio Letta e previsto per il mese di aprile.