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Asti – Diario dell’occupazione di via Allende

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

 (h 5.30) In una quarantina, tra famiglie, volontari e compagni ci ritroviamo dentro la palazzina vuota di via Allende. L’aria fredda e il buio ci mantengono vicini nella prima assemblea dello Spazio Abitativo Occupato, ma c’è calore nell’aria. Parliamo di come comportarci con le Ff.Oo, di come avviare la prima mattinata e soprattutto del corteo pomeridiano, sul quale ancora non siamo in grado di fare previsioni. Tante cose tutte insieme. Si prospetta una faticosa giornata.

Attorno alle 8 si presentano i primi due digos. Ascoltano le nostre richieste e le nostre motivazione dalla voce di uno dei nostri delegati, mentre tutti gli altri sono all’erta. Non ci sono collusioni, il dialogo si conclude tranquillamente e noi possiamo rimetterci al lavoro.

Sotto l’insostituibile direzione pragmatica di Pinuccia puliamo due appartamenti e attiviamo tre servizi. Nonostante la mancanza d’acqua (manca l’allacciamento) il risultato è più che soddisfacente.

Nel cortile, mentre i bambini giocano incuranti, i ragazzi del collettivo scrivono gli striscioni per il corteo e volantinano per il quartiere il testo di auto-presentazione delle famiglie.

Arrivano i primi compagni di Prendocasa Torino, anche loro presi, come tutti, nelle lotte per il diritto alla casa. Fanno domande, chiedono, li sentiamo nostri complici su tutti i fronti.

Oreste e Luca non riescono a staccarsi dall’ingresso per il viavai di gente che chiede informazioni e dimostra la propria solidarietà.

Una insegnante precaria, in affitto nel palazzo di fronte al nostro ci chiama. Chiede se abbiamo bisogno di qualcosa, chiediamo di riempire una tanica d’acqua e torniamo con una borsata di bevande, birra, caffè.

Il quartiere sembra rispondere positivamente. Questo ci da forza!

Pranzo frugale e veloce, per riuscire ad arrivare in tempo al concentramento del corteo. Abbiamo qualche timore, temiamo in un flop. Per la strada incontriamo i compagni di Alessandria, sono arrivati in forze, si informano sull’occupazione, ci portano due bruciatori per cucinare. Insieme a loro ci dirigiamo verso Piazza San Secondo improvvisando un mini-corteo fra le bancarelle del mercato.

Il furgone con la musica ci sta già aspettando in zona. Lo hanno portato i compagni di un altro sportello per la casa di Torino: “Il-legale”, che danno così un grande contributo al corteo.

Partiamo in più di duecentocinquanta, una folla festosa ma determinata: Asti ha risposto al nostro appello! Questa determinazione la facciamo sentire tutta, dal microfono, nei cori improvvisati davanti alle bancarelle, negli striscioni che rivendicano il diritto alla casa: “VOGLIAMO TUTTO, SOPRATTUTTO UN TETTO”, “CI VOLETE SOTTO I PONTI, CI VEDRETE NELLE STRADE”, “MAI PIÙ CASE VUOTE, MAI PIÙ FAMIGLIE NELLA STRADA”, ecc…

Ricordiamo al microfono che Asti è piena di palazzi vuoti . Ci fermiamo davanti all’ex-ospedale, davanti all’ex-enel e ribadiamo che lo spazio c’è, gli alloggi ci sono, basta prenderli. Importante è anche la tappa finale, la Way-Assauto, simbolo della crisi ad Asti, simbolo delle casse-integrazioni, della precarietà, della mancanza di lavoro, di reddito, di crisi.

Ma il corteo non finisce dove previsto. Tutti e tutte vogliono andare a vedere e solidarizzare con gli occupanti, dentro lo spazio occupato. E allora via, ci si gira e allunghiamo fino a via Allende 13.

Un ingresso fiero, quello del corteo dentro i cancelli aperti. Un ingresso gioioso, in un giorno di riappropriazione di un diritto più che di quattro mura. La meta inevitabile di un percorso (quello dei contrasti e dei presidi sotto l’assessorato) che non ha ricevuto risposte da una amministrazione che crede di avere dita tanto grosse da potercisi nascondere.

La giornata finisce con una cena solidale tra gli occupanti e le persone che dopo il corteo o prima di buttarsi nella movida astigiana del sabato passano a salutare e a dare cenni di consenso.

Ringraziamo ancora la solidarietà senza parsimonia offertaci dagli sportelli di Torino e Alessandria. Stiamo combattendo un unica battaglia.

Nella stanchezza finisce la prima giornata.

2° giorno d’occupazione

La mattina della domenica inizia presto, la voglia di cominciare a rendere vivibile lo stabile si fa sentire, cominciano i primi lavori (quelli più grossolani). La palazzina è vuota da anni, ma mostra segni di passaggi notturni di persone che in passato molto probabilmente l’hanno già usata, come dimostrano le porte interne quasi tutte sfondate. Vengono tolte le macerie e gli oggetti ingombranti, tolto ragnatele, cambiato aria e i primi due alloggi si rendono vivibili.

Dopo la mattinata intensa qualcuno scrive l’ordine del giorno dell’assemblea del pomeriggio, la voglia di riflettere sulla manifestazione del giorno precedente e di cosa ci aspetterà lunedi è tanta.

Nella mattinata passa anche l’avvocato che ci annuncia che la palazzina, essendo del Ministero della Difesa demaniale potrà essere sgomberata solo da un ordinanza del prefetto. Non sappiamo come prendere questa notizia. Ad oggi, i rapporti con il prefetto, nei contrasti, nei presidi sotto l’assessorato, nelle occupazioni del comune, lo hanno dimostrato essere l’unica istituzione locale intenzionata ad un confronto serio e alla valutazione di una revisione generale delle politiche abitative… ma non possiamo prevederne la risposta in questo caso. Attendiamo tranquilli e sicuri…

Il pomeriggio passa velocemente, il cortile si riempie di bambini rumorosi che ci confermano come quello che stiamo facendo sia giusto. Di fronte alla prospettiva dell’assessorato (la possibilità di vedere le famiglie divise) sappiamo che questa è l’unica soluzione.

Alle 18 in punto inizia l’assemblea, cominciamo una riflessione sulla manifestazione del giorno precedente. L’entusiasmo che il corteo ha suscitato è palpabile.

Gradevole interruzione delle cuoche e dei cuochi con vassoi di manicaretti da tutto il mondo.

Concludiamo la serata con un film. Riff-Raff, di Ken Loach. Ci immedesimiamo senza troppi dubbi nelle dinamiche che avvolgono la trama.

L’attesa del lunedì comincia a farsi sentire, visto che fino adesso reazioni non ce ne sono state.

L’attenzione rimane alta

3° giorno d’occupazione

Anche questa notte le famiglie insieme ai volontari delle associazioni hanno dormito presso la palazzina occupata.  Alcuni di loro si danno i turni in modo da tenersi pronti a possibili sgomberi, ma a parte qualche passaggio di polizia e carabinieri la notte passa tranquilla

Alle 6 già qualcuno si alza. Un papà si deve presentare sul posto di lavoro: se tutto va bene per qualche mese ci potrà essere un contratto. La disoccupazione è finita già da qualche mese per lui, quindi un contratto temporaneo vuol dire avere un minimo di tranquillità economica al primo stipendio (misero).

Verso le 7 e 30 si alzano poco alla volta tutti. Caffè caldo per svegliarci e riscaldare i muscoli intorpiditi. Ci mettiamo in moto. La voglia di fare non manca. Se ieri sono stati fatti i lavori più grossolani, oggi si passerà ai lavori più particolari che prenderanno sicuramente le prossime giornate .

Anche i rifiuti non mancano. L’A.s.p. ha i depositi poco distanti. Degli operatori ci hanno messo a disposizione dei bidoni all’esterno, in modo che almeno l’immondizia possa essere portata via. Finalmente non avremo più decine di sacconi in mezzo al cortile.

Uno dei tanti abitanti del quartiere intorno alle 8 passa davanti al nostro cancello, ci chiede come va e ci regala dei sacchi neri.

Verso le nove cominciano ad arrivare altre famiglie del coordinamento insieme agli altri volontari. Arriva anche un’altra emergenza. Un padre di famiglia che ieri ci ha visti in corteo confida ad Egle la propria situazione e, al tavolo dello sportello allestito alla bell’e meglio nell’atrio, compila la relativa scheda.

Questa giornata può essere importante. C’è un appuntamento per le 12 con il prefetto in piazza Alfieri. Dobbiamo valutare la sua posizione.

All’incontro vanno Carlo, Luca, Stefano e due famiglie. Il vice prefetto non si fa attendere. Dopo l’incontro si ritorna alla palazzina e decidiamo di indire una riunione per le 21, bisogna informare tutti e discutere della vitalità da dare allo spazio.

Intanto i lavori procedono e si comincia a stilare l’elenco del materiale da usare per fare del cemento o dare il bianco. Passa un amico idraulico che ci dice lo stato degli impianti. Le notizie purtroppo non sono buonissime soprattutto per quanto riguarda le caldaie.

Il sottofondo di tutto ciò sono sempre i bambini che rientrando dalla scuola colorano numerosi il cortile .

La sera si conclude con la tanto attesa riunione, dove finalmente tutti saranno messi al corrente sulle posizioni del prefetto.

La tesi della prefettura è semplice: bisogna ristabilire la legalità per poter aprire qualsiasi trattativa e poter intraprendere la strada per far rientrare la palazzina in un progetto che potrebbe vederla passare in uso per le emergenze abitative.

La nostra delegazione ha risposto che se “ristabilire la legalità” significa sgombero, noi scaveremo un fossato intorno al palazzo.

Sabato mattina non abbiamo certo fatto qualcosa di simbolico e ritornare nuovamente (per chissà quanti mesi) ad una situazione insostenibile non è una prospettiva che si può considerare. Vogliamo stabilire la legalità con le famiglie in emergenza dentro.

Di questa  palazzina si era a conoscenza da tanti mesi e rientrava all’interno di un pacco di possibili luoghi da utilizzare. Nei mesi precedenti ne abbiamo parlato fino alla nausea. Perché continuare a temporeggiare?

Comunque di uscita dalla palazzina senza una proposta seria non se ne discute. Noi chiediamo che almeno venga usata come alloggi per le emergenze e che si rimettano in discussione tutte le emergenze. Al momento sono una 40tina, non solo le 6 che al momento occupano lo stabile. Visto che tante altre tra pochissimo si troveranno nella loro stessa situazione, è ovvio che bisogna trovare altri alloggi.

La serata si conclude parecchio tardi. I bimbi sono stanchi, ci sistemiamo su brande e materassini e comincia la terza notte….

Le famiglie di Via Allende 13_Asti

Coordinamento Asti-est.