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Con le famiglie di Via Carlo Alberto 14

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Si è svolta stamattina la conferenza stampa indetta dalla Rete Sociale per la Casa e dagli abitanti di Via Carlo Alberto 14. La famosa palazzina balzata al centro delle cronache locali, per le due intossicazioni in tre giorni, a causa delle emissioni di monossido di carbonio dalle stufe utilizzate per riscaldarsi. Nel primo caso ad essere ricoverati in ospedale sono stati due bambini, di un mese e quattro anni, nel secondo una donna incinta di sette mesi. Solo la fortuna ha scongiurato che ci scappasse il morto. La notizia venne diffusa sugli organi di informazione, intervennero in ordine 118, vigili del fuoco, polizia municipale, asl, ma una volta spenti i riflettori la situazione è rimasta drammatica. Il palazzo presenta evidenti danni strutturali, ha le coperture di amianto in decomposizione, vi sono infiltrazioni d’acqua ovunque, le famiglie hanno paura di accendere il riscaldamento e vivono al freddo o ospiti da amici. Il Comune di Alessandria è intervenuto in alcuni casi fornendo termosifoni elettrici, peccato che facciano saltare la corrente appena vengono accesi. L’intero palazzo è di proprietà di una signora italiana ed è gestito da una nota agenzia immobiliare alessandrina, la Simona Srl. Le famiglie che lo abitano, 12 migranti e 4 italiane hanno ripetutamente richiesto che venissero fatti i lavori di ristritturazione, ma dalla proprietà nessuna risposta. Si tratta di un business da circa 4000 euro al mese e se dovesse morire qualcuno, non farebbe altro che aggiungersi alla lunga lista di morti causate dallo sfruttamento della condizione di vita dei più deboli. Le condizioni economiche delle famiglie non permettono di affrontare un affito “normale” da privato e  hanno quindi deciso di organizzarsi con la Rete Sociale per la Casa. Martedì mattina alle 9,00 ci sarà il blocco di uno sfratto da privato per morosità incolpevole al quartiere Pista, dopo si svolgerà una manifestazione davanti al Comune di Alessandria per chiedere che vengano assegnate case dignitose alle famiglie di via Carlo Alberto, che si regolarizzi la posizione delle occupazioni abitative di via Viora e che si attui un blocco generalizzato degli sfratti. Se le Istituzioni dovessero rispondere come sempre che non ci sono case, la Rete Sociale per la Casa suggerisce di guardare la lista dei tredici immobili che Comune e Provincia intendono “valorizzare” e per cui hanno costituito una società. Due giorni fa era stata anche rivolta una lettera al Prefetto, ma per ora nessuna risposta è arrivata.

L’unica certezza è che donne, uomini, anziani e bambini si ritrovano a vivere in condizioni disumane, la Rete Sociale per la Casa è determinata a non lasciarle sole.