Indietro

Le strade dello sport degno

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

L’impresa di Salvatore Carrozza non è solo un esempio, una viscerale suggestione per militanti e per sportivi popolari e antirazzisti, una concentrazione di scelte che parlano di rivincite sociali e radicale dignità personale. L’impresa di Salvatore Carrozza sembra star costruendo un terreno d’incontro e un pretesto.

C’era bisogno di un caso emblematico per dare concretezza e far uscire alla luce la voglia di incontrarsi e di conoscersi che alcune realtà sportive hanno dimostrato all’incontro con Salvatore Carrozza a Padova.

In una serata fortunatamente informale e sbottonata, tre realtà distanti geograficamente e strutturalmente come la Polisportiva San Precario, la nascitura palestra popolare che i compagni napoletani di Insurgencia stanno costruendo e la Polisportiva Antirazzista Uppercut di Alessandria si sono incontrate e hanno fatto ciò che viene naturale in ogni momento a gente come noi: abbiamo cominciato condividere esperienze, capacità, competenze, gioie, sogni, speranze e progetti.

Le idee ribollono. Esistono tante realtà sportive diverse all’interno dei nostri spazi sociali. Gradi e complessità diverse, discipline differenti e diversi livelli di esperienza. Questo è un bagaglio sociale da aprire e da condividere, guardandoci negli occhi insieme, parlando direttamente.

Le nostre realtà sono il prodotto di percorsi di movimento, sono l’espressione delle nostre scelte tout-court sui territori e la specificità di ognuno è una gemma da tutelare. Ma la nostra forza è valorizzare le differenze.

La boxe e il calcio, per esempio, hanno una funzionalità in certi casi estremamente inferiore al cricket, sport di cui la stragrande maggioranza di noi non sa assolutamente niente. E noi vogliamo conoscere i percorsi che hanno portato alle scelte degli altri.

Stiamo cominciano ad uscire dal nostro guscio.

Non siamo all’anno zero, siamo all’anno -1.

Ora possiamo aspettare che Salvatore continui a vincere per andare avanti o restituirgli un po’ di quello che lui ha dato a noi: un peso specifico alto alla dignità dello sport e una concretezza alla necessità di creare relazioni tra noi.