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Viaggio all’interno di una ex caserma “occupata” (fonte: Corriereal)

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Alessandria – Il primo impatto con la ex caserma dei vigili del fuoco (nella foto), in via Piave ad Alessandria, è allegro e positivo. C’è un’aria di festa, e in effetti non è un giorno qualunque, ma il pomeriggio del 25 aprile. I ragazzi e le ragazze della Comunità S. Benedetto al Porto (quella di Don Gallo, per intenderci) si sono dati un gran da fare per organizzare una manifestazione speciale, aperta a tutte le persone del quartiere, e della città. C’eravamo anche noi, e vi raccontiamo cosa abbiamo visto, per parole ed immagini. Seguiteci.

Dentro il grande cortile ci sono diverse auto parcheggiate, ma soprattutto bimbi che corrono di qua e di là, e un clima di festa. Il cambiamento più evidente, rispetto al passato, sono le stanze interne della palazzina e gli hangars, che stanno man mano prendendo usi diversi da quelli per cui sono stati costruiti.

Caldi colori pastello decorano le pareti, e la pulizia è scrupolosa. Un cartello strappa un sorriso: “per favore, e per rispetto verso gli altri, si prega di fumare fuori”: anche un divieto non ha un suono così imperativo. Il garage principale è diventato un teatro ed una sala comune dove poter mangiare insieme. Un bel palco giallo con tavole di legno lucide svetta su di uno zoccolo, tendaggi ovunque e un ponteggio cerca di scomparire con discrezione dietro dei teloni. Sul palco, gli strumenti della Banda di Piazza Caricamento, che si è esibita la sera prima, durante l’inaugurazione del teatro.

Il grande spazio una volta occupato dai veicoli rossi dei pompieri, ha ancora il rosso come colore dominante, ma questa volta è il rosso di file e file di sedie di plastica, allineate per gli spettatori che devono ancora arrivare. Un giro per le stanze della palazzina è molto istruttivo. L’area è gestita da diverse realtà e collettivi, e gli interessi di queste gestioni sono subito evidenti. Troviamo così il mercatino del riciclo, con vestiti a 3 euro, dove le famiglie che non riescono più ad arrivare alla fine del mese possono trovate un aiuto. LO spazio è gestito dalla Comunità di San Benedetto al Porto, che invita chiunque abbia abiti in buono stato non utilizzati a donarli per i bisognosi. Davanti al mercatino, un’aula ancora da inaugurare, ma già con gli arredi, dove si terranno corsi di alfabetizzazione in italiano arabo e spagnolo.

Nella sala comune, si tiene un mercato di informazione, con prodotti equo solidali, prodotti curdi, giochi, e non manca un angolo ristoro, con kebab e tea. Più avanti, su di un architrave, campeggia la scritta “se si sogna da soli, è solo un sogno, se si sogna insieme, è la realtà che comincia”. E a giudicare dai discorsi dei ragazzi, in questo spazio la realtà si è già concretizzata.

“Abbiamo fatto molto, ci siamo sbattuti davvero, e tanto resta ancora da fare – ci dice Andrea, giovane studente universitario – mentre ci accompagna in giro, per farci vedere le realizzazioni – abbiamo aperto un piccolo bar, e la palestra, il teatro lo avete già visto?”. Annuiamo, e sorride soddisfatto, con l’orgoglio del padre che mostra la sua creatura. Questo sentimento affiora sul volto di molti dei presenti, quando guardano le stanze. Averci lavorato le fa sentire come una cosa propria, e la cura con cui le gestiscono lo dimostra.

“Con tutta la fatica fatta, adesso capisco mia madre quando mi dice di pulire la stanza a casa”, ci dice Giorgia, altra studentessa universitaria. Saliamo le scale, guidati da cartelli in più lingue, peraltro superflui. Il rumore del tifo ed i colpi del pallone contro il muro sono un supporto più che sufficiente. Al piano superiore la grande palestra è stata messa a nuovo, con gli spalti adeguatamente guarniti di pubblico e gli spogliatoi puliti. Si tiene la semifinale di calcetto: due squadre marocchine si affrontano senza esclusione di colpi. Gioco duro, veloce, e a volte il cozzo è più d’ossa che di materiale sintetico del pallone, ma le rovesciate e le prodezze sono sottolineate da risate e applausi, e tutti hanno l’aria divertita, compresi i ragazzi del deportivo ecuadoregno. Il vincitore della partita si incontrerà con loro per la coppa.

In un angolo, alcuni ragazzi si preparano per l’esibizione di taekwondo. Nella ex caserma si tengono infatti anche corsi di boxe, taekwondo, calcetto a 5. Scendiamo di nuovo le scale. E’ arrivato anche don Andrea Gallo, esamina i locali e sorride soddisfatto, l’eterno sigaro tra le dita. Ci fa il solito gesto del briccone: ci si vede spesso alle manifestazioni, e la macchina fotografica non passa inosservata, così la battuta che esce sempre è “non fotografate me, ne hanno già un sacco di foto mie, basta che ve le fate dare…”. Non desidera essere il protagonista della giornata. I protagonisti sono loro, i suoi ragazzi. Alcuni giovani del No Dalmolin arrivano a salutarlo. Sul palco sale la Banda di Piazza Caricamento, e comincia a suonare. Il teatro si è riempito, e sono davvero bravi. Un paio dei loro pezzi li abbiamo inseriti nella sezione Multimedia, ascoltate e giudicate voi stessi.

Insomma, a pochi mesi dall’occupazione, il centro sembra avere ripreso nuova vita. Molte sono le attività che vengono svolte, e i visitatori non sono soltanto i “militanti” delle associazioni che lo hanno avuto in gestione dalla Provincia.

Ci sono anche curiosi, persone del quartiere e non solo, che hanno superato l’iniziale diffidenza, e hanno scoperto un mondo tutt’altro che ostile.

Come conferma Fabio, che è più grandicello degli altri, e lavora in una comunità. “All’inizio erano diffidenti, nel quartiere, poi, poco per volta, ci siamo conosciuti, ed oggi possiamo dire anche grazie a loro se siamo riusciti a recuperare gli spazi che avete visto. Ci hanno aiutato moltissimo. Senza di loro, non avremmo potuto fare tutto questo”.

Concludiamo la visita nel cortile, da dove è partita, e il colpo d’occhio è notevole.

Oggi la ex Caserma è un centro polifunzionale ben attrezzato, ben tenuto, con parecchi progetti interessanti, a disposizione di tutta la città. il clima che regna è quello di una allegra confusione, tanto da far slittare più volte la scaletta temporale delle esibizioni. Certe cose non cambiano mai, neppure in un centro occupato.

A. C.